ROMA – Si è svolta questa mattina, presso l’Università Cattolica di Roma, la presentazione del rapporto Osservasalute 2012. “Stato di salute e qualità dell’assistenza nelle Regioni italiane”.
Il rapporto e’ stato presentato dal prof. Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene dell’Università Cattolica e direttore dell’Osservatorio e da Alessandro Solipaca, segretario scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute delle Regioni Italiane.
Ciò che si è evidenziato in primis è sicuramente la grave sofferenza in cui versa il Servizio Sanitario nazionale e il cui maggiore pericolo è soprattutto quello di “non essere più alla portata di tutti”, crescono sempre più infatti le diseguaglianze nell’accesso ai servizi. Se da una parte infatti emerge un lieve miglioramento rispetto all’efficienza economica, dall’altra si profila sempre più il rischio di tagli all’offerta e all’accessibilità delle cure.
I cittadini gravati dalla crisi finanziaria e da una tassazione troppo forte non possono pagarsi non solo le prestazioni, ma neanche i ticket. La necessità quindi, come ha sottolineato il prof. Ricciardi è quella di uscire da questa contrapposizione, pensando che la sanità, la scuola, l’università, la ricerca sono voci su cui non si possono fare tagli. Non si può più tagliare oltre quanto è stato fatto fino ad oggi, poiché in termini di salute, questo significa vivere meno e vivere peggio.
Nonostante ciò sotto certi aspetti sembra che la salute degli italiani sia migliorata, nonostante i pessimi stili di vita adottati, ma questo è un po’ il ‘paradosso degli italiani’. Evidenziato anche dal trend in aumento della speranza di vita, in particolare per gli uomini che riducono la distanza rispetto alle donne (trend in atto dal 1979).
Il dato invece più allarmante che è emerso dal rapporto è quello relativo allo stato di salute mentale degli italiani, che risultano essere sempre più depressi e sempre più dipendenti dall’uso di farmaci antidepressivi.
E’ stato infatti evidenziato come negli ultimi anni il trend di utilizzo di antidepressivi si sia mostrato in continua crescita, addirittura si è quadruplicato in dieci anni e difficilmente vedràun’inversione di tendenza. Solo nel 2011 il consumo di farmaci antidepressivi è stato di 36,1, contro un consumo di 8,18 nel 2000. E, secondo le ultime stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, emerge che nel 2020 la depressione sarà la seconda causa di morte nei Paesi occidentali, con crescente e continuo utilizzo dei farmaci correlati.
Ancora più inquietante e preoccupante è però l’incremento, osservato negli anni più recenti, dei suicidi, soprattutto tra gli uomini e in particolare tra i 25 e i 69 anni. Il tasso è passato da 11,70 (per 100.000) nel 2006 e nel 2007 a 11,90 (per 100.000) nel 2008 e 12,20 (per 100.000) nel 2009. A togliersi la vita è un uomo nel 77% dei casi (il tasso di mortalità è pari a 12,05 per 100.000 per gli uomini e a 3,12 per le donne). Il dato è allarmante poiché l’incremento è stato di circa il 30% dal 2006 ad oggi e, il fatto che il tasso di suicidi sia considerevolmente aumentato solo in questi ultimi anni, in concomitanza con la crisi economica, fa pensare che le cause non siano da imputare tanto a patologie psichiatriche, quanto ad un crescente disagio sociale ed economico. Questo quanto rilevato dal Rapporto, dove si aggiunge che tale disagio “deve essere monitorato con attenzione anche al fine di prevedere un rafforzamento delle attività preventive e della presa in carico sanitaria e sociale di soggetti a rischio”.