Era stato filmato mentre faceva su e giù dentro l’officina di Castelvetrano di proprietà di Leonardo Ippolito. La Polizia aveva capito che dentro quei locali si tenevano summit mafiosi, c’era lo scambio di “pizzini”, e quindi l’aveva riempita di cimici e di telecamere. Non c’è mai andato lì Matteo Messina Denaro il sanguinario boss ricercato da 20 anni, ma c’erano i suoi fedelissimi complici e a guidarli un anziano, Nino Marotta, che dispensava consigli e passava ordini al clan, sempre e tutto in favore di Matteo.
Marotta e soci furono arrestati nel 2010 fermati dalla Dda di Palermo che fece scattare il blitz, il processo è in corso, è stato condannato anche Salvatore Messina Denaro, il fratello di Matteo, Nino Marotta è rimasto sotto processo, davanti al Tribunale di Marsala. Oggi è morto, a 86 anni, fino all’ultimo ha mostrato lucidità e presenza. E’ morto da boss nel suo letto, come è successo meno di 24 ore addietro al mazarese Mariano Agate, per il quale stamane alle 6 si sono svolti i funerali direttamente al cimitero di Mazara del Vallo. Funerali pubblici però vietati, solo per i familiari più stretti. Stessa cosa per Nino Marotta, anche in questo caso il questore di Trapani, come aveva fatto per Agate, ha firmato il divieto dei funerali per Nino Marotta, niente cerimonia in chiesa, dove tutto era già pronto, la bara arriverà direttamente al cimitero di Castelvetrano, come fu anche per il patriarca della mafia belicina Francesco Messina Denaro. Niente omaggi e niente riverenze. I capi mafia se sono fortunati a morire nel loro letto, dopo essere stati sanguinari spietati, almeno la legge permette che per loro non debbono esserci cerimonie religiose pubbliche, nessun ultimo saluto. Due giorni e due giorni in cui la Sicilia pian piano può tornare a dire di essersi liberata da persone delle quali era meglio farne a meno. Come diceva Peppino Impastato la mafia è una montagna di merda, facile capire che cosa sono i mafiosi…anche da morti.