Larga intesa fuori, larga frattura dentro.
Marini – spacciato addirittura come “sorpresa” – è una candidatura da minimo sindacale, del tutto riduttiva rispetto a Rodotà, un uomo colto, esperto e che si è esposto con coraggio in battaglie dalle quali spesso il PD si è ritirato per prudenza.
Inciucio? Peggio, errore madornale.
Sotto stress ci si muove per istinto.
E l’istinto – dopo le ripetute frustrazioni incassate dalla chiusura di Grillo – ha riportato la dirigenza PD a trattare con Berlusconi, pur di non essere più insultati dal genovese.
Morale: Grillo e Bersani hanno lavorato per Berlusconi. Complimenti ad entrambi.
Mentre il miliardario dopo il Presidentissimo imporrà il Governissimo.
L’ultima speranza – piccola – è che se Marini non passa subito, tutto potrebbe tornare in discussione.
Ma le migliaia di voti che il PD ha perso in questa notte, difficilmente li ritroverà.
Perché questo partito non ha più un’identità.
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