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Mafia a Fondi, al processo l’accusa chiede 110 anni di carcere

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Processo Damasco a Latina – Ventitrè condanne per 110 anni di carcere. Questa la richiesta del procuratore generale Arcibaldo Miller ai giudici della Corte di Appello di Roma davanti ai quali si sta svolgendo il processo di secondo grado sull’inchiesta “Damasco” relativa alle infiltrazioni mafiose a Fondi, Comune del sud della provincia di Latina coinvolto negli ultimi anni in numerose indagini degli orgasmi antimafia. L’operazione in questione, che era stata condotta dalla Dda di Roma, era sfociata nel luglio 2009 in una serie di clamorosi arresti di personaggi legati al potente Mercato ortofrutticolo e di rappresentanti dell’amministrazione comunale.

Nell’udienza dei giorni scorsi il rappresentante dell’accusa nella sua requisitoria ha ricostruito i passaggi fondamentali degli accertamenti e ricordato le prove presentate nel corso del processo di primo grado tenutosi davanti al Tribunale di Latina. Miller ha dunque chiesto la conferma del verdetto di primo grado che ha di fatto riconosciuto l’esistenza di una organizzazione mafiosa che condizionava alcuni affari del Mercato ortofrutticolo di Fondi e alcune attività di quella amministrazione comunale della quale l’allora Prefetto Frattasi aveva anche chiesto lo scioglimento per infiltrazioni criminali.

Del gruppo coinvolto nell’organizzazione facevano parte Antonino Venanzio e Carmelo Tripodo, Aldo Trani, quali capi promotori, Franco Peppe, Vincenzo Bianchò, Alessio Ferri, Antonio Schiappa, quali partecipi, Antonino D’Errigo e Riccardo Izzi in qualità di concorrenti esterni e Igor Catalano che avevano messo in piedi, secondo la sentenza di primo grado, un sistema con connotazione mafiosa caratterizzato da stretti legami di parentela tra i soci, di comparaggio con personaggi mafiosi di altra estrazione geografica, consolidato ricorso al metodo intimidatorio negli affari e nelle trattative con terzi, solidarietà dei soci nel caso di aggressioni esterne o per modificare esiti di processi, convergenza di interessi riguardo particolari vicende commerciali, moduli operativi comuni quali le intestazioni fittizie di beni e società. La sentenza in questione aveva condannato a 15 anni i fratelli Venanzio e Carmelo Tripodo, a 13 anni Aldo Trani chiamati a rispondere a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso; il Tribunale aveva poi condannato a sette anni di reclusione Alessio Ferri, stessa condanna e i 27mila euro di multa per Vincenzo Bianchò, mentre erano stati inflitti cinque ad Antonio Schiappa, Giuseppe De Silva, Antonino D’Errigo, Franco Peppe. Sei anni per l’ex assessore comunale Riccardo Izzi dalle cui dichiarazioni prese il via l’inchiesta coordinata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina. Adesso la parola passerà alle difese. I giudici avevano inflitto poi condanne minori comprese tra i due anni e sei mesi e i quattro mesi di reclusione per alcuni imputati.

Nel procedimento si sono costituiti parte civile la Regione Lazio e alcuni consiglieri comunali di opposizione di Fondi ma non l’amministrazione cittadina che ha sempre negato ogni tipo di fenomeno mafioso.

Nelle prossime udienze, già fissate, la parola passerà ai legali della difesa mentre la sentenza è prevista per il 29 maggio prossimo.

Da Libera Informazione


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