dal sito di Corradino Mineo, coordinatore dei Senatori amici di Articolo 21
Caro Bersani, pensaci tu. Tira fuori un coniglio dal cappello. Magari con il “metodo Boldrini”, come auspica Vendola. E dissolvi lo stupidario quirinalizio che ammorba la nostra lettura dei giornali. Credi in te, Pierluigi. Sei tu l’uomo del rinnovamento. Tu hai reso possibili le primarie, mandando in soffitta uno statuto del partito che ti avrebbe messo troppo comodamente al riparo dal fattore Renzi. Tu hai indotto D’Alema e Veltroni (straordinari dirigenti, ma da troppo tempo al centro della scena) a non candidarsi. E hai favorito un rinnovamento molto ampio dei gruppi parlamentari. Certo non hai vinto le elezioni. Ma, credimi, non era facile. Assediato dai capi storici del partito, sostenuto da un apparato registrato per le primarie e non per il voto, non era facile capire quanti elettori del Pd avrebbero deciso di usare Grillo per darci una lezione. Né era semplice comprendere quanto la sciagurata scelta di Monti, dando la sensazione che tutto il suo governo fosse stato un imbroglio, stava sdoganando di nuovo il solito Berlusconi. Dai, “sta qua qua”, se Crozza ti prende in giro è perché lo hai ancora tu, il pallino in mano. Giocalo. Ti prego, non imitare Gorbaciov che ebbe paura di quello che aveva fatto.
Vedi, caro segretario, ho trascorso la domenica a passeggiare per Palermo. Tutti sapevano tutto, capivano tutto della battaglia del Quirinale. “Rodotà? Così l’uomo con i capelli ricci (ndr Grillo) la smette di giocare!”. No, non è un politico di professione a parlare così, ma un signore dietro un banchetto al mercato di piazza Marina. E all’antica focacceria S.Francesco: “Prodi? Diranno che Bersani vuole prendersi tutto, ma non si possono accettare veti da Berlusconi”. Isola pedonale, mi ferma una signora: “preferirei una donna. Magari siciliana, anche se una l’avevamo votata e lei non è più tornata.” Che bella discussione, Bersani. Politica, piena di rispetto per le istituzioni della Repubblica e di attenzione per il sentire comune delle persone. Così diversa da quel che raccontano le interviste televisive e che rimbalza sui giornali in edicola.
Inelegante, sgarbato e un po’ cialtrone ricordare a Marini che non è stato eletto o a Finocchiaro l’infortunio delle fotografie con la scorta al supermercato. Ma mi spieghi, Pierluigi, che significa cercare un “cattolico” per il Colle? Difficile dare torto a Matteo Renzi, su questo. Ma ci siamo accorti che la Chiesa ha scelto Bergoglio? E c’è chi ancora cerca di incassare la rendita di posizione che deriverebbe dall’essere cattolico ma di sinistra? Glielo do io un candidato cattolico per il Quirinale! Addirittura un prete presidente, don Luigi Ciotti.
Lo sai, Bersani, che un giovane democratico ha scritto a mio figlio, rappresentante di un liceo romano, “ci vuole un politico vero, basta con questa società civile, che ha rotto…” Chi glielo spiega che in verità ha rotto l’idea della società civile che gira nel partito. Quella di un ceto da includere, “compagni di strada” da candidare ed esorcizzare. Come sono semplicemente ridicole quando fanno della parità di genere la cruna dell’ago da cui far passare la spartizione delle cariche tra le correnti. Caro segretario, ci vuole coraggio. Il coraggio di non mandare Letta a spiegare il “come” si debba cercare la convergenza su di un nome per il Quirinale, ma non il “perché”, cioè che tipo di Presidente serva al paese. Ci vorrebbe il coraggio di una discussione pubblica. Perché quando cerchi di tenerla “riservata”‘, subito lo stuolo degli auto candidati a tutto, e le prime file dell’apparato di partito, prendono a offrire particolari ai giornalisti, poche idee e tanti retroscena, nel tentativo di procacciarsi un’altra intervista.
Cambia passo Bersani, torna in campo. Guarda che l’Italia è migliore delle sue elites. Che sono state selezionate in buona parte dal Caimano. O sono pervase da un’idea della politica non più comunista né di sinistra, ma sempre stalinista. Non fare come Gorbaciov, ti prego. Che fu mandato in pensione dai fedelissimi.