Il 6 aprile celebriamo il nostro lutto per il quarto anno consecutivo. Lanceremo ancora una volta il nostro grido di dolore e di rabbia. Ricorderemo le 309 vite, quelle che abbiamo perso quando il cuore della città si è fermato alle 3.32. Lo faremo perché il lutto e il dolore che portiamo dentro fanno parte ormai del nostro dna di aquilani. Ma dal 7 aprile riparte la lotta, perché dopo quattro anni non abbiamo ancora ottenuto quello per cui stiamo lottando.
Spesso i riflettori mediatici si accendono nelle occasioni più tristi. E il 6 aprile saranno molti i media che torneranno a parlare di noi.
Lancio pertanto un appello a tutti i giornalisti, ma anche a tutti i colleghi Senatori che insieme a me hanno aderito al gruppo parlamentare “Amici di Articolo 21” di mantenere alta l’attenzione sulla ricostruzione dell’Aquila, anche e soprattutto attraverso un’informazione completa ed oggettiva.
In questi quattro anni abbiamo dovuto sopportare di tutto. Finte ricostruzioni, una gestione commissariale devastante, che ha rallentato la ricostruzione, producendo solo strutture pletoriche, anziché dettare norme certe.
L’Aquila sta ancora soffrendo per una ricostruzione che nei centri storici è bloccata da pastoie burocratiche e mancanza di risorse. Siamo stati sedotti ed abbandonati da un governo che ha elargito solo illusioni.
Ogni giorno dobbiamo fare i conti con una crisi sociale ed economica, che è doppia rispetto al resto del paese. Il lavoro non c’è, molte attività economiche non sono riuscite a ricollocarsi. I giovani reclamano spazi, lavoro e speranze. E in troppi vanno via spaesati dalla città deserta.
L’Aquila per poter ripartire ha bisogno di risposte concrete e di una guida sicura del paese. L’attuale governo ci lascia senza aver affrontato e risolto i principali nodi: la programmazione delle risorse, che finiscono nel 2013, la restituzione delle tasse interpretata da INPS e INAIL al 100%, contro una legge votata dal Parlamento. Ma se i fondi non ci sono, come si fa a ricostruire?
E oggi c’è ancora chi viene qui a celebrare successi, che non ci sono. Il ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca, inviato del premier Monti per la gestione della ricostruzione, e’ un ministro dimissionario come tutto il Governo, ma la città ha bisogno di risposte concrete, non di proclami.
Ci piacerebbe poter festeggiare una primavera di ricostruzione, ma siamo ancora bloccati da un gelido inverno.
Gli aquilani sono disorientati e lo stallo politico che sta attraversando il paese, per noi avrà delle ripercussioni pesantissime. Al governo abbiamo detto chiaramente che per ripartire abbiamo bisogno di un miliardo l’anno, per almeno cinque anni nella forma del contributo agevolato, così da avere una rinascita post-sisma della città pienamente avviata entro il 2018. Risorse costanti, certe, a flusso continuo. Ci candidiamo a diventare capitale europea della cultura 2019 e dobbiamo arrivare pronti a quell’appuntamento. Abbiamo aspettato già troppo e inutilmente.
Abbiamo fornito al Ministro Barca il nostro crono-programma con gli step della ricostruzione. Partiremo dall’asse centrale, che va da Piazza Duomo alla fontana Luminosa passando per il corso vecchio, il cuore economico pulsante della città. Poi avvieremo altri segmenti del centro storico, e le frazioni, le più danneggiate dal punto di vista strutturale e sociale.
Ricostruire L’Aquila e’ una grande questione nazionale. Ed e’ il paradigma dello stallo inquietante in cui sta il nostro paese.
Il 5 ed il 6 sarà lutto e dolore, ma dal 7 inizia la nuova protesta.