La Liberazione, un fatto storico, compiuto. Il 25 aprile, anniversario della Liberazione dal regime fascista di riavvio della nostra democrazia, Festa Nazionale, è molto di più di una giornata di commemorazione, di memoria. E’ molto, tanto di più. Ricorda l’antifascismo, la lotta della Resistenza, le donne e gli uomini che furono protagonisti di una battaglia di libertà che, non essendo garantita per sempre, il 25 aprile di ogni va rivissuta come occasione per rilanciare anche nei significati più vivi del presente. Celebriamo una data da cui trae origine la Repubblica che ha sancito il ritorno dell’Italia alla democrazia con una straordinaria Carta Costituzionale che riconosce e conferisce tutte le libertà fondamentali ai suoi abitanti. Tra queste libertà, in principio vi è la libertà di opinione che trova alimento nella libertà di stampa. Sul nostro 25 aprile, quello di una fase istituzionale ancora non chiara né definita, grava la condizione di una libertà di stampa sofferente e strattonata, finita al 57° posto delle graduatorie internazionali.
Eppure, il 25 aprile, festa della libertà per tutti, per noi, per i giornalisti, per il loro sindacato unitario e plurale, la Fnsi, acquista una luce e una forza speciale, alla luce del lavoro dei saggi del Quirinale che hanno gettato le premesse per il tentativo di formazione del primo Governo (del Presidente?, di scopo?, di larghe intese?) della nuova legislatura, degli auspici e delle parole con cui lo ha proposto il rieletto Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, oggi punto di riferimento e di coesione nazionale fondamentale. Il presidente della Repubblica, incoraggiando la nascita del Governo Letta (Enrico), con riferimento alla creazione di un clima di distensione, ha auspicato “cooperazione” di tutti, anche dei mezzi d’informazione.
La stampa collabora alla vita democratica se e quando fa al meglio il suo dovere; quando e se è pienamente libera; quando non è promossa o condizionata da chi non ha centro il bene dell’informazione e la più ampia circolazione delle notizie di pubblico interesse e delle idee plurali che animano non solo la vita dei gruppi politici ma sono il lievito del pluralismo sociale e culturale del Paese. E infine: l’informazione è veramente libera e bene pubblico quando, non rinunciando mai alla riserva critica alla funzione di controllo dei poteri, non è usata da taluno (o gruppi) come arma oscura per trasformare la verità e piegarla a macchina del fango.
Allora dalle parole del Capo dello Stato, possiamo trarre una conclusione sola: una forma di “patriottismo costituzionale” per vivere pienamente e coerentemente l’articolo 21 della Costituzione e tutti i valori di cittadinanza consacrati dalla prima parte della nostra Carta di convivenza, scaturita dalle battaglie della Resistenza e simbolicamente originata dal 25 aprile della Liberazione del popolo italiano dal regime.
Questo patriottismo sia la migliore cooperazione alla buona salute delle istituzioni e per un Governo operoso e rispettoso delle attese riformatrici del Paese. Non può che essere un patriottismo professionale che veda l’informazione sempre più capace di dare conto della realtà, soprattutto di chi ha meno voce assolvendo tra una scadenza elettorale e l’altra a un’indispensabile funzione di difensore civico, senza omissioni, senza silenzi e senza censure, senza identificazioni proiettive verso qualsiasi potere. Basta produrre anticorpi verso estremismi parolai e demagogici, rischi da fuggire come ha ammonito Beppe Giulietti ricordando che pensiero critico e eventuale dissenso sono anima e cuore delle democrazie e della libertà di stampa.
Ecco perché in questa fase di ennesima transizione, resta in cima all’agenda del nostro impegno professionale e – sul piano sindacale – di parte sociale per la liberazione della stampa da qualsiasi ingerenza impropria, dai bavagli presenti e non immediatamente percepibili da tutti Come le querele temerarie), ai conflitti d’interesse, alle (di nuovi ricorrenti nel dibattito politico) tentazioni di limitare il dovere di cronaca, diritto d’informazione di cui sono titolari i cittadini. I tempi della crisi, del lavoro che diminuisce e porta nuove forme di disperazione, sono difficili per tutti, ma c’è chi paga più di altri. La stampa deve perciò darsi forza e essere libera, far cadere qualsiasi muro di silenzio, nella consapevolezza che, se fa bene questo compito, fa il proprio dovere.
La cooperazione tra Governati e parti sociali si questi termini è necessaria indispensabile. Enrico Letta è esponente di una generazione politica più giovane di quelle precedenti e già di importanti esperienze. Sa certamente che la cooperazione richiede confronto e partecipazione: si chiede, si valuta e si dà di conseguenza. Chiami e ascolti le parti sociali; anche quelle dell’editoria e dei giornalisti sui temi del lavoro, dello sviluppo, degli assetti di sistema, delle riforme, dall’ordinamento professionale, al welfare attivo il lavoro e al rilancio di un servizio pubblico indipendente.
La buona stampa, quella della migliore cooperazione per la buona salite della comunità nazionale è quella libera, fondata sulla ricerca e sulla testimonianza di verità, non sulla proposizione di verità edulcorate.
Su questi termini delle nostre e delle libertà di tutti, la Fnsi chiede, perciò, sin d’ora l’ascolto al presidente del Consiglio incaricato, l’Onorevole Enrico Letta, le cui scelte valuterà con piena libertà di giudizio. Con la responsabilità che deriva dal patriottismo costituzionale, che considera lievito lo spirito critico, nella totale dedizione perché siano rispettati il pluralismo delle opinione, la libertà delle voci e i valori del lavoro.