Il 25 e 30 aprile e il Primo maggio sono legati dal sangue di quanti sono caduti per la libertà e la democrazia. Dalla lotta di liberazione partigiana alla lotta contro la mafia, un filo di sangue unisce Nord e Sud ‘Italia. Mettere in fila logica le stragi e i delitti politico-mafiosi, del dopoguerra sino ad oggi, stimola una lettura storico politica, in parte giudiziaria, che precisa il ruolo delle mafie le quali pensano ad arricchirsi, ma sempre in stretta relazione con quella parte della classe dirigente economica e politica insofferente alle regole democratiche e a un libero mercato dove il profitto (art.41 della Costituzione) rispetti le finalità sociali. Verità quanto mai attuali per le minacce di attentati e una nuova strategia della tensione che grava sulla crisi del Paese. A questa lettura storica politica, per esperienza personale e culturale, si rifaranno La Torre, Cesare Terranova e altri quando scriveranno la relazione di minoranza della Commissione antimafia del 1976 e quando successivamente Pio, ascoltati anche i suggerimenti di Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e di altri, presentò quel disegno di legge diventata legge solo dopo l’uccisione sua e di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Con essa per la prima volta lo Stato riconosce la mafia come reato penale grave e ne confisca i beni. Il loro merito storico è riconosciuto da tutti, ora si tratta di sviluppare ancora tutte le potenzialità della loro interpretazione storica, politica, giuridica che già hanno dato molti frutti come dimostrano i successi repressivi dello Stato.
Il 30 aprile è il 31° l’anniversario dell’uccisione politico mafiosa di Pio La Torre e Rosario Di Salvo e al Teatro Biondo di Palermo il Presidente della Camera Laura Boldrini, le rappresentanze degli studenti e dei docenti delle scuole superiori d’Italia che hanno seguito il progetto educativo antimafia del Centro studi La Torre e le massime autorità politiche, militari e religiose renderanno omaggio alla memoria del loro sacrificio. In scena anche l’Opera dei pupi antimafia di Angelo Sicilia liberamente ispirata all’atto unico di Vincenzo Consolo “Pio La Torre, orgoglio di Sicilia”. Ai partecipanti, inoltre, saranno distribuiti il fumetto di Blunda e Lo Bocchiaro “La marcia di Pio” e una copia della rivista Asud’Europa con i risultati dell’indagine 2013 sulla percezione del fenomeno mafioso tra i giovani.
Il Primo Maggio, festa del lavoro, in Sicilia richiama la Strage di Portella delle ginestre del 1947. L’anno scorso a Portella, dopo i funerali di stato tributati a Placido Rizzotto, è stata visitata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, quest’anno dai Presidenti delle Camere. E non è un caso che Laura Boldrini sia stata alla manifestazione di Milano del 25 Aprile, il 30 Aprile sarà a quella per La Torre e Di Salvo, il primo Maggio a Portella e poi scoprirà una lapide in memoria di Pier Santi Mattarella, Presidente della Regione ucciso anch’egli dal sistema politico mafioso. Sembra voler riallineare il percorso storico complesso e pieno di ostacoli della nascita, crescita, crisi della nostra democrazia repubblicana.
Infatti, alla Resistenza e all’unità antifascista si ispirò il movimento contadino meridionale per sconfiggere i retaggi del feudalesimo e quella classe dirigente conservatrice che pur di non perdere i privilegi usò la mafia quale suo braccio armato tramandandola alla nuova classe dirigente del dopoguerra, non riuscendo, tuttavia, a impedire la modernizzazione del Sud e l’affermazione della democrazia.
A Pio è riconosciuto anche il merito di aver saputo unire la lotta per un nuovo sviluppo con quello per la pace che potesse liberare la Sicilia anche dal peso della mafia. Aver saputo mobilitare centinaia di migliaia di cittadini siciliani contro i missili a Comiso e in Europa dell’Est e dell’Ovest dialogando con tutti, compreso il Cardinale Pappalardo, prima dell’ultima sua marcia a Comiso, rimane una delle sue ultime lezioni politiche.
La lezione civica, culturale e politica di uomini come Pio, Pier Santi, dei servitori di Stato caduti nella lotta antimafia, rimane ancora valida, purché fuori da ogni retorica. Essi hanno adempiuto al loro dovere senza pensare al destino personale né all’avanzamento di carriera né alla rivendicazione di qualche candidatura elettorale. Quest’uomini si sono ispirati a una cultura democratica dello Stato, per alcuni risalente a quella laica e socialista per altri al popolarismo progressista, ma convergenti nella difesa della legalità repubblicana.
Come rispettarne, oggi, il sacrificio? Inserendo la cancellazione delle mafie e del loro intreccio perverso con la politica e gli affari al centro dell’Agenda politica del Parlamento e dell’azione del nuovo Governo.
Le richieste del movimento antimafia e del Centro La Torre indicano un percorso di sviluppo nella legalità. Riguardano la gestione dei beni confiscati ai mafiosi e ai corrotti da utilizzare per la crescita del paese, la penalizzazione dei nuovi reati finanziari per colpire i nuovi intrecci tra corruzione, economia criminale e internazionalizzazione finanziaria, una severa legge anticorruzione, l’adeguamento del 416 ter per colpire efficacemente il voto di scambio, il miglioramento del codice delle misure di prevenzione, l’incandidabilità assoluta per i rinviati a giudizio per reati di mafia e di corruzione. I codici etici dei partiti, pur nella recente tornata elettorale e in presenza di una forte indignazione popolare, sono stati aggirati.
Verificheremo se nel nuovo Parlamento si realizzano le condizioni per attuare una legge che, rispettando il principio della presunzione di innocenza sino a condanna definitiva, eviti lo sconcio che rinviati a giudizio o peggio condannati possano essere candidati. Il prossimo 30 Aprile chiederemo ai Presidenti delle Camere che facciano inserire tutta la documentazione pubblica delle Commissioni antimafia sul Portale digitale “Pio La Torre”, chiesto dal nostro Centro, gestito dall’archivio storico della Camera dei deputati e inaugurato l’anno scorso alla presenza del Presidente della Repubblica nel trentesimo anniversario dell’eccidio mafioso di la Torre e Di Salvo. Il modo più concreto per ricordare il loro sacrificio.