http://www.libertaegiustizia.it/2013/04/29/il-ricatto-di-berlusconi-fermatelo/
di La Presidenza di LeG
Non soddisfatto dei colpi che ha già dato alla Costituzione negli anni dei suoi governi, Berlusconi fa capire che o Letta gli consegnerà chiavi in mano l’”architettura” della Costituzione, oppure questo Governo non si farà.
Chiede di essere lui stesso a dirigere quella “Convenzione” che, collaborando col ministero delle Riforme Costituzionali (è la prima volta nella nostra storia che esiste un Ministero per le Riforme costituzionali) , ha l’obiettivo di scardinare la democrazia parlamentare per trasformarla in quel presidenzialismo che solo Quagliarello ha sostenuto nel lavoro dei saggi. I quali, nella relazione finale consegnata a Napolitano, hanno voluto chiarire che: “in modo prevalente (3 componenti a 1) il gruppo di lavoro ha ritenuto preferibile il regime parlamentare ritenendolo più coerente con il complessivo sistema costituzionale, capace di contrastare l’eccesso di personalizzazione della politica”.
Inoltre, come si legge nella riserva espressa da Valerio Onida nella relazione stessa, le revisioni costituzionali, seguirebbero un procedimento speciale in deroga all’art. 138 e rischierebbero “di innestare un processo costituente suscettibile di travolgere l’insieme della Costituzione, che è opportuno modificare in punti specifici attraverso il procedimento previsto dall’art 138, mantenendo fermi i suoi principi, la sua stabilità e l’impianto complessivo”.
In sostanza: procedere sulla strada indicata da Quagliarello e Berlusconi sarebbe tradire il giuramento che tutto il governo ha pronunciato ieri al Quirinale.
La posta in gioco non riguarda soltanto il presidenzialismo e l’elezione diretta del Presidente della repubblica, ma anche i pesi e contrappesi che che sono alla base di qualunque assetto democratico a partire dall’autonomia della magistratura e dal ruolo della Corte costituzionale, da sempre bersaglio degli attacchi di Berlusconi e dei progetti eversivi della prima Repubblica.
Libertà e Giustizia si rivolge al presidente Letta affinché respinga nettamente il ricatto di Berlusconi.