Querele, risarcimenti, dolo, colpa grave. Sono le parole che spesso le colleghe e i colleghi che fanno inchieste si trovano a dover fronteggiare. Innanzitutto un chiarimento definitivo: chiunque si senta leso ha tutto il diritto di chiedere tutela. Ma il nodo è nei margini e nei confini della tutela, in modo da assicurare che non esista conflitto con il diritto dei cittadini ad essere pienamente e correttamente informati. Ecco perché la giusta battaglia contro le “querele temerarie”, ovvero con richieste di risarcimento del danno spropositate. Più che la sacrosanta tutela di chi si sente offeso, si configurano come intimidazioni a chi fa inchiesta.
A questo si collega direttamente la necessità di intervenire sulla depenalizzazione del reato di diffamazione. Ma per poter avanzare con credibilità questo tipo di richiesta, dovremmo contestualmente chiedere un rafforzamento delle procedure disciplinari affidate all’Ordine dei Giornalisti: dobbiamo assicurare una autodisciplina inflessibile, rapida ed efficace. Esiste poi un’altra urgenza ed è quella della cosiddetta “colpa grave”. Con una lettura per nulla condivisibile del Codice civile (art.1229) alcune aziende si rifiutano di assumere il rischio di eventuali richieste di risarcimento derivanti da “colpa grave” del giornalista. Appare evidente che è un concetto talmente evanescente che rischia di mettere sotto tutela la libertà di informazione: i rischi di incappare in una accusa di questo tipo sono troppo alti.
E’ una questione che deve essere affrontata in sede di rinnovo del Contratto nazionale di lavoro giornalistico: una intesa su questo è possibile. Nello specifico della Rai, a causa del disastro provocato da una natura giuridica assimilata alla Pubblica amministrazione, i margini di intervento si riducono: paradossalmente i giornalisti del Servizio pubblico sono quelli più esposti e minacciati da questo sistema di norme, con danni evidenti per la libertà di informazione.
Ritengo che sia urgente convocare un seminario di studio con tutte le nostre istituzioni di categoria, affiancati dai migliori avvocati esperti della materia, coinvolgendo anche gli editori, per elaborare poche, chiare e concrete riforme legislative e contrattuali a tutela del diritto dei cittadini a essere informati e del dovere dei giornalisti di informare correttamente.