BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Gliele ha cantate! – il caffe di Mineo, 24 aprile

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“Nulla è più liberatorio dell’essere scoperti,bnulla più dolce della possibilità di sdoppiarsi tra vittima e carnefice smanioso di espiazione. Noi Dostoeveskij non abbiamo bisogno di leggerlo: lo abbiamo nelle vene. Naturalmente un Dostoeveskij in versione light. Un peccatore felice di pentirsi perché non vede l’ora di ricominciare”. Così scrive Massimo  Gramellini in un Buongiorno dal titolo : Masoch-citorio. Parole simili mi salivano in mente ieri pomeriggio quando, dall’ultimo banco in alto sulla sinistra dell’emiciclo della Camera, vedevo i capi partito spellarsi le mani mentre piovevano sulle loro teste le accuse, vere e impietose, di un uomo di 88 anni, chiamato a fare di nuovo, contra voluntatem, il Presidente della nostra Repubblica, Giorgio Napolitano.

Se gliele ha cantate! Vi siete resi responsabili  – ha detto – di una “lunga sere di omissioni e di guasti, di chiusure e irresponsabiltà”. Avete fatto prevalere ” tatticismi e strumentalismi”. Dico basta con “l’autoindulgenza” ai responsabili dei “fatti di corruzione” come a quelli “del nulla di fatto per tante riforme”. “Imperdonabile la mancata riforma della legge elettorale”. Voi partiti avete mostrato ” sordità ai miei appelli”.

“Ultimatum ai partiti”, sintetizza La Stampa. “Partiti sordi, schiaffo del Presidente”, Corriere della Sera. Feltri sul Giornale scrive “Cazziati e contenti”. La Repubblica “Processo ai partiti”. Ma appena usciti dall’aula i nostri peccatori hanno trovato i giornalisti. Ed ecco che lo statista Berlusconi ricorda del discorso presidenziale (“il più bello che abbia mai ascoltato in venti anni)  solo quel che che più gli conviene. L’anatema contro Grillo (depurato dall’apprezzamento presidenziale per ciò che 5 Stelle sta cercando di fare in Parlamento), “l’orrore” per l’uso di definire “inciucio ogni accordo tra forze politiche diverse”. Poi  il Silvio ritrovato definisce “pessimo” il governo Monti, fingendo di non aver capito che Napolitano sta chiedendo qualcosa di molto simile.

Simmetricamente, molti Democratici fingono che sia ancora possibile sottrarsi alla prospettiva di un governo con Berlusconi. O vorrebbero chiamarlo in altro modo, sperando che un nome light trasformi il peccato in marachella. Che pena! Quando sono andati in corteo a pregarlo di tornare, alla sua età, dopo 55 giorni di stallo, dovevano sapere che stavano trasformando la forma del nostro Stato in una Repubblica Presidenziale. A termine!  Perché Napolitano, che è e resta un democratico, ha rivendicato “un accresciuto senso del limite” che gli consiglia di andare avanti – ha detto – solo  “finché l’emergenza lo richiederà e le forze consentiranno”. Ma Repubblica Presidenziale, in cui é Napolitano che detta alla politica quel che deve o non deve fare.

È un bene, è un male? Ho votato contro, all’assemblea dei grandi elettori del Pd, perché convinto che le categorie del Presidente parlino di un mondo che non c’è. Applichino uno schema che poteva reggere, forse, 40 anni fa. Il Presidente ieri ha ricordato (a Bersani?) come ormai in nessun paese d’Europa governi un solo partito. Ma in nessuno governano insieme due forze che hanno una diversa e opposta idea dello Stato, della Giustizia, della Legalità! Sì, presidente, ha ragione, è “regressione chiamare ogni accordo inciucio”. Ma, vede signor Presidente, Berlusconi non fa accordi né patti. Non si fida del contraente se non lo sente nelle sue mani, se non gli ha messo in tasca una bella busta, se non ha nel cassetto una telefonata che lo compromette e gli tarpa le ali. È vero, Presidente, la rabbia  non incanalata dalla politica apre la strada a derive anti democratiche. Ma non si può mentre si stringe la cinghia e si pagano le tasse sentirsi sfottuti da chi canta : io non ao, meno meno male che Sivioc’è! Questo sanno i giovani democratici che occupano le sedi. Ma per lei il dover essere viene prima dell’essere. Il vestito alla lunga fa il monaco. La realtà deve per forza divenire razionale. E in modo organico.

Insomma quello che mi chiedo (e mi chiedevo quando ho alzato la mano per dire no) e che politica ci troveremo dopo la parentesi presidenziale. E che nazione, Ci sarà ancora il Pd, o si sarà scisso in più tronconi irrilevanti? Il popolo della destra si sarà definitivamente convinto che l’illegalità del suo mentore è il solo modo per essere italiani? E il dissenso, troverà ancora un’alternativa alla disperazione? Ma quella mano l’ho alzata da solo. Quindi, coraggio. Che il Pd ci metta “la faccia”, come dice Il sindaco di Firenze. Il premier sia Renzi, o Letta o Chiamparino. Alfano Vice. Monti all’economia o agli esteri.

Ma chiediamo, almeno, che il governo abbia un programma solo per l’emergenza! Misure  il lavoro e l’economia. Una linea di condotta comune in Europa. La definizione di un compromesso per cambiare la legge elettorale. É già tanto.

Le altre materie (giustizia, informazione, diritti, lotta alle mafie conflitto di interessi) restino competenza del Parlamento. Si può fare? Non lo so. E costituzionale? Certo che sì.

Poi si apra un dibattito,largo, democratico, alla luce del sole, nei gruppi parlamentari e nei circoli e con il popolo delle primarie. Un dibattito in cui siano coinvolti Renzi e Barca, Cofferati e D’Alema, Landini e Rodotà, e Vendola e Tabacci, magari anche, nel suo piccolo, anche Mineo. Si può fare mentre si vota la fiducia a un governo che Silvio presenterà come il suo governo? Si deve,per non morire. Le scissioni le prepara chi nasconde la mano che ha affondato Prodi. Chi se la prende con la rete o con la protesta primitiva per cercare di nascondere il proprio fallimento politico.


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