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Sale la tensione contro l’informazione. Ferito autista del quotidiano torinese. Cellula anarchica accusa i giornalisti di essere “pennivendoli” al soldo della repressione
OSSIGENO – Torino, 12 aprile 2013 – Il pacco bomba recapitato martedì 9 aprile alla redazione torinese de ‘La Stampa’, e fortuitamente non esploso, è stato rivendicato da una cellula anarchica del Fai-Fri con una lettera inviata a Genova alla sede del quotidiano ‘Il Secolo XIX’. La rivendicazione è giudicata attendibile dalla Procura della Repubblica e contiene minacce ai giornalisti definiti “pennivendoli” e spie.I giornalisti della ‘Stampa’ stamani sono stati bersaglio di un altro gesto di violenza: un’automobile del quotidiano è stata colpita da grossi cubetti di porfido divelti dal manto stradale. I “sanpietrini” sono stati lanciati dai manifestanti durante una manifestazione di protesta degli anarchici del Fai che si svolgeva a Porta Palazzo. Il finestrino posteriore è stato sfondato. A bordo dell’auto c’erano l’autista, che è stato ferito, un fotografo e un giornalista, che invece sono rimasti illesi.
La busta e il foglio dattiloscritto con la rivendicazione sono stati sequestrati dalla polizia Scientifica e dalla Digos. La lettera è stata spedita l’8 aprile da Roma, come risulta dal timbro postale, ed firmata con queste parole: “Viva la Fai/Fri. Viva l’anarchia. Firmato: Cellula Damiano Bolano”. La FAI è la Federazione Anarchico Informale. FRI è il Fronte Rivoluzionario Internazionale”
I SASSI CONTRO L’AUTO – “Un gruppo di anarchici col volto coperto da un cappuccio si è staccato dal corteo per colpire la Fiat Bravo del giornale. Un cubetto di porfido ha sfondato il lunotto posteriore, e ha colpito l’autista a un braccio”, si legge sul sito web de ‘La Stampa’, giornale diretto da Mario Calabresi. L’autista è stato accompagnato in ospedale per essere visitato. Gli anarchici protestavano contro tre arresti eseguiti dalla questura in seguito all’aggressione di un fotoreporter torinese.
LA RIVENDICAZIONE – Queste alcune delle frasi della lettera di rivendicazione, che reca l’intestazione: ‘Operazione caccia alla spia’:
“La Stampa non è che uno dei giornali di regime, perciò ogni singolo pennivendolo è un possibile obiettivo della nostra guerra contro lo Stato e la società che lo sostiene e ne legittima ogni giorno l’esistenza”.
”Sappiamo bene – si legge ancora nella lettera di rivendicazione – che senza l’ausilio fondamentale dei pennivendoli la repressione sarebbe meno efficace ed è per questo che abbiamo deciso di fargli pagare una volta di più le loro responsabilità”.
“La Stampa” è definita “noto fogliaccio, sempre in prima linea nell’avvalorare le ricostruzioni di carabinieri e polizia soprattutto quando si tratta di colpire individui attivi nella guerra allo Stato”.
La lettera rivendica anche il pacco bomba recapitato alla “Europol Investigazioni” di Brescia, con le seguenti parole: ”al pari di altre si occupa di fornire apparecchiature come microfoni ambientali, microcamere e altre nefandezze tecnologiche alle forze dell’ordine”, che poi le installano nelle indagini in cui gli anarchici vengono arrestati. “Crediamo – aggiunge la Fai – sia arrivata l’ora di spezzare questa catena infame a causa della quale sono molti oggi i compagni prigionieri”.
LA CELLULA DAMIANO BOLANO – È la prima volta che la Fai parla di “Cellula Damiano Bolano”, di una formazione intitolata all’anarchico italiano coinvolto nell’inchiesta denominata ‘Cospirazione cellule di fuoco’, per la quale è in carcere in Grecia. Le autorità greche lo accusano di essere stato nel 2012, con altri anarchici della “Ccf” detenuti, l’autore di un documento di minacce rivolte ai magistrati bolognesi che indagano su una bomba spedita dalla Grecia per colpire Silvio Berlusconi. Per quella bomba, a novembre 2010, un aereo fu costretto ad un atterraggio di emergenza a Bologna. In quel documento si legge fra l’altro: “È un tempo pericoloso per la mafia degli accusatori che presto potrebbero incontrare una fitta pioggia di proiettili o una potente bomba”. Nel 2011 Damiano Bolano fu accusato di aver aggredito un poliziotto nel carcere di Domokos. Rifiutò di rispondere alle domande degli inquirenti, limitandosi a dire: “un ribelle anarchico ha il dovere di colpire in faccia l’assassino di un compagno”.
SOLIDARIETA’ – Nella nota con cui esprime piena solidarietà ai giornalisti e a tutti gli operatori de ‘La Stampa’, l’Associazione Stampa Subalpina,sindacato dei giornalisti del Piemonte, denuncia un’ostilità crescente verso il mondo dell’informazione. “Nel clima sempre più pesante che si va diffondendo – afferma il sindacato dei giornalisti – è tempo di riaffermare con forza alcuni principi imprescindibili per il nostro Paese. L’informazione è pilastro portante della democrazia: chi fa informazione seriamente e quotidianamente costruisce democrazia e merita rispetto”. “Tutti insieme, cittadini, istituzioni, dobbiamo respingere ogni forma di minaccia, intimidazione e violenza verso i media e i giornalisti”.
Da Ossigeno per l’informazione