La Regione Toscana, come annunciato a Dig.It il 5 luglio dello scorso anno dall’ assessore regionale Cristina Scaletti lancia, prima in Italia, un bando per finanziare l’ editoria giornalistica on line, mettendo a disposizione 285.000 euro per progetti della durata massima di 12 mesi.
L’ obbiettivo è ”sostenere le imprese editrici di testate giornalistiche online nei loro programmi di investimento volti all’ innovazione delle attrezzature e degli impianti per la diffusione online di informazioni con contenuto giornalistico e l’ aggiornamento periodico delle notizie, incentivando l’ occupazione nel settore giornalistico e l’ applicazione di un trattamento economico per tutti i collaboratori ispirato a criteri di Equo compenso”.
di Marco Renzi
I fondi in realtà arrivano da tre casse diverse: quelle Statali, quelle Europee e quelle della Toscana. Questi infatti sono gli attori protagonisti del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale “Por Creo”, acronimo che sta per Programma Operativo Regionale Obiettivo Competitività Regionale e Occupazione dal quale provengono i soldi.
Si tratta di fondi in via di esaurimento, anzi secondo i tempi e le modalità della macchina burocratico-amministrativa, fondi già esauriti. Il programma Por Creo ha durata di sei anni ed è operativo dal 2007, e quindi si conclude nell’ anno in corso.
L’ assessorato regionale, con sprezzo del pericolo e buona ingegnosità, ha provato a mettere le mani nella jungla burocratica, che spesso è soffocante e produce a volte provvedimenti inaccessibili. In questo caso però, con lungimiranza e buona capacità di gestione, assessore e funzionari hanno messo a punto uno strumento che per l’ editoria on line può essere una boccata d’ ossigeno.
L’ editoria on line, per chi ancora non se ne fosse accorto, è invocata dai più, editori e giornalisti compresi, come unica strada plausibile per salvare un mestiere, quello giornalistico, in crisi profonda. Il settore al momento però non gode di quasi nessun incentivo da parte della cosa pubblica, che invece è assai (abbastanza, meglio) prodiga con gli altri comparti editoriali. Il giornalismo on line poi è ancora un oggetto non meglio identificato, e in parte ignorato anche dalle istituzioni che governano la categoria: Fnsi e Odg.
Il fatto che un’ amministrazione pubblica non solo riconosca l’ esistenza di questo mondo, ma decida di mettere a disposizione degli imprenditori delle piccole e piccolissime imprese dell’ online toscano una cifra considerevole, beh, permettete la sottolineatura, ha quasi del miracoloso.
Certo, come spesso accade, decifrare un bando rimane procedura complessa, ma la Regione ci ha stupito ulteriormente convocando in aggiunta alla consueta conferenza stampa di presentazione, una sessione di consultazione pubblica (nella foto un momento dell’ incontro) e mettendo a disposizione dei soggetti coinvolti i propri tecnici per provare a dirimere ”live” difficoltà e incomprensioni di cui provvedimenti del genere di solito sono farciti. E magari, provare ad “aggiustare” i termini del bando medesimo, in diretta e in sede di confronto pubblico, grazie alle segnalazioni degli editori intervenuti.
Dall’ incontro del pomeriggio di lunedì 15 aprile abbiamo scoperto che anche quei “paletti” che la normativa PorCreo, e non la Regione (attenzione!!!), impone rigidamente di rispettare per assegnare i contributi – e che si riassumono in: iscrizione nel registro imprese, assunzione almeno di un giornalista, produzione dimostrata di notizie in proprio per almeno 10 news al giorno e 6 giorni su 7, sede operativa in Toscana, non appartenenza a catene editoriali o syndication nazionali o pluriregionali, non essere editori analogici o radio-televisivi camuffati -, ebbene, che tali paletti, sebbene rigorosi, fungono più da indirizzo da tenere, nella maggior parte dei casi: indicativi e interpretabili da parte delle aziende e dell’Ente stesso.
Bisognerà dunque agire con scrupolo e attenzione cercando di rispettare le indicazioni contenute nel documento, consci però anche della disponibilità espressa dall’ Ente di prestare supporto e assistenza in ogni modo alle aziende che vorranno partecipare al bando.
Ad esempio la norma sul contratto giornalistico da applicare alla persona da assumere per accedere alle provvidenze, vero e proprio macigno da digerire per gli editori online dell’ Anso ad esempio, si è trasformato nel corso della consultazione pubblica di lunedì, in una clausola presente certo, ma interpretabile e declinabile. Non limitato agli articoli 1, quelli più onerosi per intendersi, e nemmeno ai contratti a tempo pieno, ma riferibile anche ai part-time e alle altre figure contrattuali diverse dall’ articolo 1 previste dal Contratto nazionale di lavoro Fnsi-Fieg.
L’ impressione registrata fra le righe nel corso dell’ incontro, se ci è concesso dirlo, è che la Regione Toscana sia realmente interessata a promuovere l’ emancipazione e lo sviluppo del comparto editoriale on line, riconoscendone la strategicità e l’ importanza dell’ informazione digitale quale risorsa emergente e realmente necessaria all’economia della regione e assieme ad essa del sistema Paese.
Come dire: non un provvedimento tampone sulla ”modernità”, come quelli di cui si sono vantati gli ultimi Governi – leggi: tessera sanitaria con microchip – soldi buttati nessuna utilità pratica nessuna, né per il sistema sanitario né per gli assistiti –, ma l’ avvio di un percorso per sostenere, anche grazie al supporto del Pubblico, il nostro malaticcio sistema editoriale esistente nel suo cammino verso una sua moderna incarnazione digitale.
Di Libertà di Stampa, diritto all’informazione