Come è possibile al nostro Paese spaccato cercare una candidatura presidenziale condivisa?
Esiste un “Gran Canyon” che separa la sinistra da Berlusconi.
Un uomo che ha sempre disprezzato tutto ciò che si frapponeva ai suoi desideri: Costituzione, legge (ineleggibilità, frode fiscale…), giudici (cancro, peggiori della mafia…), e persino la decenza (frequentazione di mafiosi, minorenni, corrotti, ecc.).
Cosa dobbiamo “condividere” con questo pluri-inquisito?
Ecco perché vedere l’abbraccio di Bersani con Alfano in aula ci ha fatto male.
Dall’altra parte c’è il rospo di Grillo da mandar giù, che ogni giorno s’ingrossa.
Perché il genovese non ha l’intelligenza politica di favorire la scelta di Rodotà da parte del PD, in partito in grande difficoltà a cui continua a gridare “arrendetevi” o “tanto sarete voi a votare il nostro candidato”.
Allora? I dirigenti del PD, vogliono veramente scartare l’ipotesi Rodotà, per non “darla vinta” a Grillo?
Se fosse così, ci aspetterebbe non solo un Presidente debole, ma subito dopo il ritorno di Berlusconi al governo, che già pregusta le urne per sfruttare lo sbando del PD e la neutralità dei parlamentari grillini.
Non è affatto semplice, ma quel rospo va mangiato.
La lotta al fascismo, al terrorismo, alla mafia hanno dettato alleanze inedite, fatte da uomini con idee diverse, ma con il coraggio e l’intelligenza di capire quando l’interesse generale imponeva una novità.
La lotta al berlusconismo richiede la stessa ampia mobilitazione.
Dall’elezione di Rodotà – uomo che ha un valore autonomo per la sua schiena dritta e il grande intelletto sociale – può anche iniziare il disgelo con il M5S, per sbloccare finalmente l’Italia, che ha un disperato bisogno di governo.
Il PD vuol veramente mandare al macero tutto per orgoglio?
Coraggio!
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