Ma essere low budget implica necessaria-mente perdere in qualità? Non la pensano così gli organizzatori e i partecipanti al XII RIFF festival, ovvero il festival del cinema indipendente di Roma, presentato questa mattina in conferenza stampa al Cinema Aquila, nel quartiere Pigneto della Capitale. E non la pensa sicuramente così chi ha avuto modo di prendere parte, come spettatore alle precedenti edizioni. Film low budget per un festival low budget, appena 40mila euro, per una settimana fittissima di proiezioni (si parte domani e si arriva a mercoledì 10 aprile) 11 sezioni, e una vasta scelta tra lungometraggi ( quasi tutti a budget limitato), corti, documentari, web series, corti animati, italiani e internazionali per un offerta culturale, che, crisi a parte e fondi insufficienti, continua a dimostrare una grande vitalità. Aspetto ampiamente sottolineato dalla neo-assessore alla cultura per la regione Lazio, Lidia Ravera il cui auspicio è stato che : “spazi del genere divengano sempre più numerosi e accessibili al pubblico.”
Per Wilma Labate, tra i membri della giuria mista (italiana e internazionale): “ I festival, e in particolare festival del genere, sono sempre un’occasione per entrare in contatto con linguaggi nuovi…”. E di nuovi linguaggi si parlerà nel corso di un incontro previsto per il 10 aprile dal titolo Web Series, dedicato appunto alla scoperta di questa nuova “formula di fiction” ormai in voga.
Infatti il festival, al di là delle proiezioni vuol essere anche uno spazio aperto al dibattito… di un certo interesse l’incontro in compagnia della regista anglo-iraniana Tina Gharavi programmato per sabato 6 alle ore 19 durante il quale verrà affrontato il tema delle pari opportunità nell’ambito dell’industria cinematografica e il confronto tra il metodo italiano e quello anglosassone.
E se per il momento risulta difficile citare titoli di film o cortometraggi in concorso, un trattamento diverso può essere riservato alla sezione documentari, quanto meno per le storie che i registi hanno deciso di raccontare: così, per esempio, si rimane piacevolmente sorpresi nel trovare tra quelli in concorso “La Valle dello Jato” film documentario che racconta l’esperienza della piccola tv di Partinico e del suo direttore, Pino Maniaci, o il racconto del percorso di reinserimento sperimentato da un gruppo di ragazzi del carcere minorile di Nisida attraverso la barca a vela in “Medè”.
Anche la scena internazionale offre interessanti sguardi sul presente come ne “La Marcha indignada” viaggio alla scoperta del movimento degli indignados spagnoli o “Forbidden voices” dove protagonista è la libertà di espressione rappresentata simbolicamente da tre personaggi femminili, tre blogger di fama mondiale ( Yoani Sanchez, Zeng Jinyan e Farnaz Seifi) che hanno scelto la rete e i social media per diffondere idee e combattere la censura.
Un festival, che come denota il direttore artistico Fabrizio Ferrari, risulta dominato da una presenza femminile molto forte, dalle registe ai membri della giuria e che si aprirà appunto con lo sguardo femminile di Alicia Cherson, regista cilena del film “Il Futuro” ( fuori concorso) già vincitore del Tribeca Film Festival. Coproduzione internazionale, il film tratto da una storia dello scrittore cileno Bolano e ambientato a Roma, verrà proiettato in anteprima nazionale domani sera.
Per info e programma: www.riff.it