Ce lo chiede la Repubblica – il caffe di Mineo del 16.04.2013

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Correvano per le strade di Boston, città dei Kennedy che racconta la storia d’America. Dall’approdo dei pellegrini alla rivolta anti britannica del tea party, all’affermarsi delle più celebri università, simbolo dell’America che si rinnova. Correvano per Boston, quasi in vista del traguardo. Il rumore delle esplosioni; panico. Peggio sgomento, perché non te l’aspettavi. E mentre si contano i morti e le ambulanze portano via decine e decine di feriti, Obama cerca le parole. Nemici dell’America? Certo. Terrorismo? E cosa, se no! Ma contro il nemico e il terrorista una certa America era abituata a sentirsi in guerra. Che succede? Abbiamo abbassato la guardia? Stiamo perdendo, anche se Osama Ben Laden è ormai in fondo al mare? Parole che non si trovano!

Correvano anche reduci dell’Iraq e dell’Afganistan. E l’ultimo chilometro  era stato dedicato alle vittime della strage nel vicino Connecticut. Bambini e insegnanti, bersagli mobili di uno sparatore senza perché.  La scelta di una città, anzi della città dell’east coast, farebbe pensare a una matrice interna. Solo chi ha ascoltato il berciare trucido di una radio,nelle grandi pianure, una delle tante frequentate dalla destra fondamentalista e fanatica, sa di quanto odio grondi per i radical, i bostoniani,  per quei “ricchi” democratici  tolleranti. Ma  maratona, simbolo di unità del popolo, il rischio minimo  e il massimo profitto per un terrorista venuto da lontano, non escludono che il mandante sia Al Qaeda. La Casa Bianca dovrà trovare parole.  Perché l’America ferita chiede conto delle sue piaghe e non può bastare la promessa: “Pagheranno, chiunque siano”.

Da noi, il tiro a segno è solo sul candidato e le pallottole, per fortuna, solo parole. “Miserabile Pd” tuona Il Giornale che spiega : “guerra civile a sinistra”. “Miserabile Renzi” era stato l’urlo di dolore e di rabbia di Anna Finocchiaro, dopo che il Sindaco aveva ritirato fuori in Tv la vecchia storia del carrello della spesa spinto dall’agente di scorta. Fuoco amico. Fuori Finocchiaro, fuori Marino, resta l’inaffondabile Giuliano Amato che non dispiacerebbe a Berlusconi e che, discretamente, fa sapere di devolvere in beneficenza il vitalizio parlamentare. Giannelli mostra invece Prodi che pedala verso il Colle : “è questa la strada?” “Sì, ma è tutta in salita”, lo avverte il giardiniere Bersani. Dalla satira alla realtà : Monti chiede a Bersani  un nome condiviso. Berlusoni a Renzi : “quanto sei alto?”.

Chissà quali auspici (elettorali?) se ne possano trarre! Intanto Formigli (Piazza Pulita) spiattella dei  sondaggi che danno Bonino in pole position. Ma chi parte avanti… si sa! Io so che la riunione del gruppo del Senato, prevista per oggi, è stata rinviata. Capisco che il nome da votare subito, tutti insieme, giovedì 18 aprile, quando occorrerebbero i due terzi dei grandi elettori per andare in buca, quel nome lì, Bersani non lo ha trovato. O lo ha perso per strada. Perché,  come era facile prevedere, le consultazioni riservate si sono risolto in un tiro al piccione dentro il Pd. In cui tutti possono sparare, da Berlusconi a Renzi, da Casaleggio a Fioroni.

Forza, Bersani. Lo ha capito anche Ezio Mauro. Gran Direttore di Repubblica, certo non in odore di eresia come un Mineo qualunque, né intollerante degli accordi di partito, né mai insolente nei confronti delle “larghe intese” e dell’alto testimonial Napolitano. Scrive oggi Mauro : “C’è una sola strada per riprendere l’iniziativa, ed è una strada maestra, sia dentro il Pd che fuori. Bersani scelga un nome degno, con sicura sensibilità istituzionale e costituzionale, fuori dalla nomenklatura di partito. Chieda subito ai gruppi parlamentari di sostenere la candidatura all’unanimità. Poi lo presenti al Paese, spiegando le ragioni e le caratteristiche per cui quel nome può essere di garanzia per tutte le culture politiche presenti in Parlamento.

Tutte, non una in particolare.”Sicura “sensibilità costituzionale”, fuori dalla “nomenclatura di partito”, di “garanzia per tutte le culture”, non per una in particolare. Pierluigi, dai, Ce lo chiede La Repubblica!


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