BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Carceri, la strage continua.
49 i detenuti morti dall’inizio dell’anno

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L’Osservatorio sulle carceri, preziosa fonte per conoscere quello che si agita nelle carceri (pubblichiamo oggi la nota diffusa su questi casi), informa che due giovani detenuti sono stati ritrovati morti nelle celle del carcere dove si trovavano ristretti, quello di Velletri vicino Roma, e quello di Teramo. Il fratello di Vincenzo, il detenuto morto a Teramo, ha mandato un messaggio a Marco Pannella: “…Volevo dirle che è venuto a mancare nel carcere di Teramo mio fratello. L’INPS e il medico legale hanno dichiarato, tramite certificati medici, che aveva gravi problemi di salute ed era in pericolo di vita, non era idoneo a restare in quella struttura, nonostante ciò il giudice ha sempre rigettato la richiesta di scarcerazione per portarlo in una clinica e curarlo. Chiedo che sia fatta giustizia”.

Con la morte di Vincenzo salgono a 13 i decessi registrati nel carcere di Teramo negli ultimi quattro anni: otto per suicidio, uno per malattia, quattro per cause “da accertare”. E già solo questo è incredibile e intollerabile: come si possa morire, in una istituzione dello Stato, per ragioni che si ignorano, da “accertare”. Già solo questo sarebbe sufficiente per attivare il ministero della Giustizia, il Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria: una inchiesta per comprendere e accertare come possa accadere che si possa morire e ignorare la causa della morte (“ragioni da accertare”). E soprattutto come e perché tante morti a Teramo. In quel carcere sono rinchiusi 430 detenuti; dovrebbero essere 270. Vi si registra lo stesso numero di decessi (13 negli ultimi 4 anni) che si è verificato soltanto nel carcere romano di Rebibbia, con la differenza che a Rebibbia sono carcerate oltre 2.000 persone. Ricordiamoli almeno noi i morti di Teramo: si chiamavano Gaetano, Cole, Uzoma, Gianluca, Enzo, Cosimo, Gianfranco, Mauro Tareke, Valentino, Luigi, Tommaso; e appunto Vincenzo.
Dell’altro detenuto, quello morto a Velletri, si sa poco. Era un extra-comunitario, si chiamava Mohamed, aveva 27 anni. Dicono il decesso sia stato provocato all’inalazione di gas dalla bomboletta in dotazione ai detenuti: lo abbia fatto perché stanco di quella vita e ha deciso di farla finita, oppure come molti detenuti fanno, per “stordirsi” e così “evadere” per qualche ora, sta di fatto che Mohamed è morto.. Negli ultimi 4 anni nel carcere di Velletri sono morti sei detenuti: Giuliano, Riccardo, Stefano, Gianluca, Danilo, Mohammed.
Dall’inizio dell’anno sono 49 i detenuti morti (e ben 14 per suicidio); 38 anni la loro età media. E’ una strage. Quotidiana, clandestina. Non c’è dubbio che lo stato sia colpevole, anche quando il detenuto muore per “cause naturali” (che di “naturale” in carcere non c’è nulla), o peggio da “accertare”; e anche nei casi in cui il detenuto si dà volontariamente la morte: perché quando lo Stato priva un individuo della propria libertà, si fa garante della sua incolumità fisica e psichica.


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