Di fronte alla storia del nostro paese la nostra vita appare microscopica e se pensiamo alla storia dell’umanità anche quella del nostro paese ci sembra davvero un’inezia. Il popolamento della nostra penisola risale alla preistoria ed è dovuto al flusso migratorio di uomini e donne provenienti dal nord Europa, dall’Africa e dall’Asia, persone che si mescolarono pacificamente alle etnie preesistenti nel territorio. Siamo quindi un popolo, già dalle nostre antiche origini, costituito da migranti come tantissimi altri paesi sulla Terra. Da sempre l’uomo si è mosso per questioni di sopravvivenza ed è solo nella storia recente che ha avvertito l’esigenza di viaggiare per spirito di avventura e curiosità. La terra per sua natura non ha frontiere, quelle sono nate da chi ha avvertito la necessità di delimitare ciò che ha sentito come suo territorio. I confini sono da sempre stati sottoposti a variazioni dovuti, il più delle volte, a conflitti fra i popoli. Gaia è un pianeta vivo assoggettato alle variazioni climatiche e a quelle generate dall’uomo, l’Italia non può certo sottrarsi a questo continuo mutamento. In passato abbiamo osservato la migrazione del nostro popolo verso altre terre, oggi, nonostante il nuovo fluire verso altri paesi di nostri connazionali dovuto alla mancanza di opportunità lavorative, ci ritroviamo ad accogliere persone provenienti da altri paesi. Questo, pensando proprio alla storia dell’umanità, è naturale. Chi soffre per la povertà, la mancanza di cibo o a causa di conflitti è portato, proprio per una questione di sopravvivenza, a trasferirsi altrove. E’ così dalla comparsa dell’uomo perché sono lo spirito di sopravvivenza e il mescolarsi delle varie etnie che ci permettono ancora di esistere sulla Terra da 200.000 anni a questa parte.
Ogni cambiamento ha da sempre trovato alcune resistenze, la scienza però ha dimostrato che chi non sa adattarsi al mutamento è condannato all’estinzione.
Alla luce di quanto detto fa quasi sorridere l’ignoranza di chi attacca i migranti accusandoli di essere la causa dei mali del nostro paese, può darsi sia faticoso ragionare tenendo a mente chi siamo e da dove veniamo, sembra sia più facile attaccare gli “altri” e lasciarsi prendere da un vortice di odio che genera altro odio il quale però rischia sempre di sfociare in violenza. I mali del nostro paese non sono certo i miei vicini cinesi che lavorano in condizioni terribili (il più delle volte sfruttati da padroni italiani), i mali del nostro paese non sono certo gli uomini africani che lavorano la terra con fatica per pochi euro, i mali del nostro paese non sono le donne polacche che assistono i nostri anziani o i muratori rumeni o albanesi. I mali del nostro paese sono ben altri, sono gli sfruttatori, gli evasori, la mafia, i ladri, l’ignoranza, il razzismo e chi usa la violenza per dominare le persone. Viviamo in uno stato pieno di pregiudizi razziali e di ogni sorta, con l’avvento dei social network ce ne rendiamo sempre più conto. Questo nostro paese necessita di una rivoluzione culturale che deve iniziare già nelle scuole d’infanzia, non possiamo permettere di crescere le nuove generazioni con chiusure mentali che portano unicamente all’abbrutimento dell’intera nazione. Le scuole dei nostri bambini, dove le maestre insegno i diritti, sono piene di colori, come sono pieni di colori gli autobus e i nostri luoghi pubblici, va ricordato che il lavoro dei migranti frutta all’Italia 1,7 miliardi di benefici.
Il Giornale, nell’edizione online di oggi, riporta un articolo intitolato: “Sorpresa, un’africana nella stanza dei bottini” riferito alla nomina di Cécile Kyenge a ministro dell’integrazione sociale. Sotto l’articolo possiamo leggere commenti intrisi di razzismo, ignoranza, odio.
Cécile Kyenge è originaria del Congo e si è sempre impegnata nella lotta contro il razzismo. Personalmente ritengo l’istituzione di questo ministero importante, sia perché non possiamo più permettere che vengano ignorati i diritti dei lavoratori e i diritti umani dei non italiani, sia perché non si possiamo dimenticare l’uccisione (avvenuta a Firenze il 13 dicembre del 2011) di Samb Modou e Diop Mor e i tanti episodi di violenza dovuti all’odio razziale nel nostro paese.
Sono convinta che questo odio finirà perché è vero che chi non cambia è destinato all’estinzione e solo chi si adatta sopravvive. I portatori insani di odio dovranno arrendersi alla natura, l’Italia è un paese colorato. Buon lavoro a Cécile Kyenge.