Oggi più che mai una bomba, ancorché rudimentale, mandata alla redazione di un giornale non può essere valutata con leggerezza. Il pacco potenzialmente esplosivo recapitato ieri al quotidiano torinese La Stampa per natura e buon gusto tra colleghi, per timore del “chi si loda si imbroda” e mettiamoci anche la riservatezza tipica sabauda, scivola nelle pagine interne dei giornali nazionali. Sarà un matto? Di certo è uno che le bombe non le sa fare, un “artigiano” della polvere nera pescato in una delle tante tensioni che girano attorno al mondo dell’informazione, una di quelle che raccontiamo ogni giorno. C’entrano forse gallerie contestate, anarchici – sempre buoni per ogni stagione – oppure sta emergendo una mano violenta tra le tante alzate che chiedono attenzione? Il lavoro degli investigatori dirà, offrirà elementi, tracce e saremo poi liberi di scriverci su oppure archiviare, come si fa con quei casi che attendono di diventare “cold” per essere risolti.
Ma da adesso, subito, dobbiamo guardarci attorno e considerare quanto l’informazione stia diventando naturale obiettivo degli scontenti, delle frustrazioni di troppi. Un atto da non sottovalutare quello del pacco bomba al quotidiano di Torino perché si inscrive perfettamente in una logica che colpendo l’informazione vuole legittimare il qualunquismo confondendo il ruolo del testimone in prima fila (Totò diceva “non un testimone così… un testimone oculare”) con quello del professionista dell’informazione. Di colui che per mestiere mette in fila i fatti per dar corpo a una notizia e ci scrive sotto il suo nome. Siamo quello che meno serve a chi oggi vuole mestare politica di seconda mano, la prima era quella di tal Guglielmo Giannini di qualunquista memoria.
Siamo quello che meno serve a chi vorrebbe cancellare i giornalisti e sostituirli con un Web che, incontrollabile, somma tante voci e alla fine è come se non dicesse nulla. Unica eccezione quando scivola sul filo dell’ironia, sulla goliardia che ridicolizza qualcuno, allora sì che sembra “passare”: ma dura comunque un giorno. Questo è il sogno, notizie lunghe un giorno, che non insegnano nulla il giorno dopo, non lasciano traccia né entrano nella storie e nella cultura di un paese.
La solidarietà ai colleghi de La Stampa è piena e non può essere solo rito, consuetudine. Questa bomba artigianale deve farci un po’ da “sveglia”, come categoria e come persone che tengono a quanto accade in un paese dove si candidano a eroi quelli che “occupano” il Parlamento per tirar tardi leggendo la Costituzione. Ottima attività, un consiglio: le parole sono quelle in nero. Ottimo esercizio soprattutto per chi di politica non sa nulla. Peccato l’idea non sia nuova. E’ di un vecchio film di Frank Capra, 1939, Mr. Smith goes to Washington (Mr. Smith va a Washington). Anche lui leggeva instancabile al Congresso la Costituzione Americana per paura gli togliessero la parola, ma almeno l’aveva già letta e capita prima di incominciare.
*Presidente Casagit