Un altro stupro ambientale e paesaggistico si sta consumando a Roma, stavolta addirittura a ridosso delle stesse Mura Aureliane e del Bastione Sangallo fatto costruire da Paolo III Farnese, fra via Marco Polo e via di Porta Ardeatina. Si tratta di un palazzo di cinque piani che fa seguito ad altre costruzioni e che praticamente “oscurerà” il Bastione e le Mura stesse. Almeno due le ragioni di indignazione e di scandalo: a) l’area era stata vincolata paesaggisticamente negli anni ’50 come “complesso di eccezionale valore estetico tradizionale – derivante dalle Mura e dal Bastione Sangallo, nonché da una magnifica massa arborea – venendo a formare un quadro naturale di eccezionale bellezza godibile dalle vie circostanti”, così recitava il decreto ministeriale del 1962. Tutto ciò non ha contato un bel niente; b) la Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici, contraddicendo e polverizzando anzi quei nobili precedenti, ha avallato questo inqualificabile scempio.
Il Comitato per la Bellezza rivolge un pressante appello allo stesso Ministero per i Beni e le Attività culturali, alla Sovraintendenza Capitolina, al Municipio affinché venga scongiurato un incredibile sconcio col quale si travolgono le ragioni fondamentali della tutela fissate dall’articolo 9 della Costituzione e dal Codice per il Paesaggio. Oltre tutto i Comitati dei residenti contestano con ragione il fatto che una zona tanto preziosa la quale doveva essere riservata alla fruizione pubblica sia stata utilizzata, non per una scuola, com’era previsto inizialmente, ma per edilizia residenziale privata cambiando nel modo più spregiudicato la destinazione d’uso originaria.
Qui non si tratta nemmeno del pur prezioso Agro Romano, si tratta di una residua area verde a ridosso delle stesse Mura Aureliane e di uno storico Bastione rinascimentale. Cosa deve ancora accadere perché si fermi la corsa delle ruspe e delle betoniere di cemento in questa Roma tanto governata?
* Per il Comitato per la Bellezza