Ecco, caro papa Bergoglio, ho fiducia in Lei e nel suo servizio per i poveri, gli umili, gli affamati, certo che riguardi anche i torturati, i seviziati, i massacrati, i bombardati, gli accampati. E costoro oggi si chiamano “in primis” SIRIANI. Quel che accade da oltre due anni in quel Paese le sarà certamente noto. Ma le sono note le assordanti campagne pro Assad di settori importanti dell’establishment cristiano e cattolico? Le è noto che pochi mesi fa, in Vaticano, il patriarca Gregorio III Lahham, melchita, ha detto che quello di Assad è il regime “più vicino alla democrazia” ?”
Lei, per via della sua bellissima decisione di aprire il suo rito di avvio del servizio quale vescovo di Roma recandosi alla tomba di San Pietro insieme ai patriarchi cattolici d’Oriente, lo aveva lì a due passi da sé. Lo sa?
Lo sa che in quella “lectio magistralis” tenuta in Vaticano pochi mesi fa il patriarca Gregorio III era accompagnato da suor Maria Agnese de la Croix? Nella loro prolusione profusero parole dolcissime per Assad, e per il suo “servizio” ( c’erano molti colleghi, vaticanisti e non, potranno confermarle che non esagero). Oggi, dopo due anni di carneficina, la Siria vanta 5milioni di profughi, interni o esterni, 2 milioni dei quali sono bambini. I morti ufficiali sono già 70mila, la metà di quelli registratisi in Libano durante 15 anni di guerra civile: ma se a questi sommiamo gli scomparsi, inghiottiti nei lager o nel buio del “sistema Assad”, arriviamo probabilmente a più di 200mila vittime. In soli due anni la Siria ha superato il record di sangue e orrore registratosi in Libano in quindici anni di conflitto. Come mai? Facile. Perché da due anni i mig del Presidente Assad bombardano indiscriminatamente centri abitati, villaggi, città.
Eppure il patriarca maronita, che nella messa d’insediamento la accompagnava alla tomba di Pietro insieme a Gregorio III e ad altri, ebbe a dire ai vescovi francesi che “Assad è un bravo giovane, bisogna dargli tempo, lui vuole fare le riforme!”. E arriviamo così al silenzio osceno, quello di ieri e di oggi. Un silenzio globale, in cui ci si chiede… “Assad avrà usato armi chimiche, ora verificheremo, ma quanto sono lunghe le barbe islamiste di alcuni suoi avversari”? Forse due anni fa lo erano di meno… E domani, come saranno?
Carissimo Papa Francesco,
so benissimo che la scala dei problemi che lei si trova a dover fronteggiare è altissima, lunghissima, e la questione siriana non può essere il primo piolo. Eppure, se ha già letto il libro del secolo, “Sua Santità”, avrà notato che il suo predecessore volle rimuovere un vescovo siriano, che nel libro viene presentato ovviamente come una vittima. Eppure non è stato difficile scoprire, non all’autore del libro, che riceveva onorificenze dai “sincretisti”, diciamo così, di Anima Universale, nuova religione globale. Eppure a Damasco si sussurra che non sia stato questo il motivo dell’ira del suo predecessore contro di lui.
Ci sono carceri terribili in Siria, carissimo papa Bergoglio, carceri dove si sparisce, inghiottiti nell’oblio da mezzo secolo. Ma è difficile trovarne menzione nelle dichiarazione di alcuni esponenti della “chiesa”. Ad esempio in quelle della pasionaria cattolica di Assad, suor Maria Agnese de la Croix, sovente citata dai media cattolici, anche nostrani, e ospite in Vaticano, nei mesi scorsi, nel citato incontro.
In questi giorni lei si trova a Parigi, ospite di un’organizzazione il cui presidente, secondo Memorial 98, avrebbe plaudito Richard Millet, quello che prese le parti di Anton Breivik, lo stragista di Oslo. Ma non ci risulta che sia lì in Francia per ricordare Gilles Jacqueir, giornalista francese ucciso in Siria dopo essersi sottratto al controllo dei servizi del regime di Assad. Quei “servizi”, carissimo papa Francesco, sono stati messi in piedi anche da Alois Brunner, un collaboratore di Eichman che trovò riparo nel ’54 in Siria e nel ’71 divenne sodale di Hafez al-Assad.
Vede, è la fiducia che avverto per lei da quando l’ho sentita parlare per la prima volta in vita mia, ill giornoche è diventato vescovo di Roma, a spingermi a scriverle questa lettera. Caro papa, i cristiani d’Oriente hanno un gran compito da svolgere. Ne ha parlato tanto, e benissimo, il suo nunzio apostolico a Damasco, monsignor Zenari. Ne parli con lui, ma presto. Con assoluta stima e fiducia.