BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Se n’è andato il migliore

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Enzo Jannacci se n’è andato. Per una volta non è retorica dire che se ne è andato il migliore. Enzo è stato un grande intellettuale (definizione del suo maestro Dario Fo),che è riuscito a raccontare il mondo degli ultimi come nessuno, con grandeleggerezza come solo i poeti sanno fare: prostitute, barboni, malavitosi. Musicista, cantante, cabarettista, passando dal comico al drammatico, dal romanticismo all’ironia con la semplicità di chi attraversa la strada. Ha fatto parte di un mondo dove l’invidia e la gelosia sono purtroppo molto comuni. Lui no, il contrario, lui si è dato agli altri condividendo la genialità artistica in particolare con Gaber e Celentano. Maestro di tanti: da Cochi e Renato a Lino Toffolo, Diego Abatantuono a tutti quelli che sono passati dal Derby di Milano, la grande palestra per un’intera generazione d’artisti. Mi piace ricordarlo medico in ospedale di giorno e cantante di notte, poicardiochirurgo in Sudafrica con Barnard e negli Stati Uniti, infine nel piccolo ambulatorio di periferia a disposizione di quegli ultimi (lui consapevole di essere stato più fortunato) che ha raccontato per tutta la vita nelle sue canzoni.

“Vincenzina e la fabbrica”, scritta nel 1974 insieme all’amico Beppe Viola, è il suo capolavoro. Periferia milanese, zona Bovisa-Rogoredo, è il racconto di una giovane donna del sud arrivata, come tante, a Milano in cerca di lavoro. La fabbrica come luogo del riscatto sociale: “Vincenzina vuol bene alla fabbrica, e non sa che la vita giù un fabbrica non c’è, se c’è, com’è?”. La vita vista attraverso gli occhi di questa giovane donna non finirà mai di commuoverci. Vincenzina fu anche la colonna sonora di uno straordinario film di Mario Monicelli (“Romanzo popolare” con Ornella Muti, Ugo Tognazzi e il debuttante Michele Placido) scritto da Age e Scarpelli. Jannacci oltre a realizzare la colonna sonora scrisse con Viola i dialoghi in dialetto milanese.

Nel mio ormai lungo lavoro televisivo, ho incontrato molte volte Enzo Jannacci, voglio ricordare l’ultima, i giorni in cui registrammo lo Speciale di Che tempo che fa“Vengo anch’io ovvero Enzo Jannacci” (dicembre 2011) con Fabio Fazio e il figlio Paolo e tanti e tanti amici di Enzo, Da Dario Fo a Massimo Boldi, da Teocoli ad Albanese, da Vecchioni a Cochi e Renato, da Cristiano De Andrè a Paolo Rossi. Era già molto ammalato e da molto tempo non andava in tv. Fu una festa dedicata all’inventore di una lingua, di luoghi che non esistono ma sono diventati più reali di quelli che esistono. Quella sera era emozionato e felice, decise di cantare “El portava i scarp del tennis”, la storia di un barbone che “el parlava de per lu, rincorreva già da tempo un bel sogno d’amore”.

Questa sera Rai3 trasmetterà in prima serata lo speciale di “Che tempo che fa” su Enzo Jannacci


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