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Scompare Lucia Zannino, il cordoglio del mondo della cultura

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E’ venuta improvvisamente a mancare, dopo fulminante malattia, Lucia Maffeo Zannino, segretario generale della “Fondazione Lelio e Lisli Basso – Issoco”. Si tratta di un’incolmabile perdita per tutto il mondo della cultura e della conoscenza, dentro e fuori i confini del nostro Paese. Mondo che ora la ricorda come esempio di generosità, rigore, impegno di tutta una vita.

Riferimento imprescindibile della Fondazione, storica dirigente della Biblioteca e dell’Archivio, segretario dell’Associazione italiana degli istituti di cultura, anima della rivista “Parolechiave”, Lucia è stata voce tra le più autorevoli sui temi del patrimonio culturale.
Zannino Maffei cominciò a collaborare con Lelio Basso alla fine degli Anni Sessanta, curando la grande biblioteca del leader socialista che era stata trasferita nel 1967 da Milano a Roma, nella sede di via della Dogana Vecchia 5.
Il suo impegno proseguì dopo la nascita dell’Istituto per lo studio della società contemporanea del novembre 1969 e poi della “Fondazione Lelio e Lisli Basso” nel 1973, quando la biblioteca fu aperta al pubblico sotto la sua direzione.

Nella lunga esperienza umana e professionale presso la Fondazione, Lucia ha rivestito altri importanti incarichi, fino ad assumere, nella seconda metà degli Anni Novanta, il ruolo di segretario generale e di membro del Consiglio di Amministrazione.
Della rivista “Parolechiave”, Goffredo Fofi – in un articolo pubblicato su L’Unità nell’agosto 2011 – scrisse: “… da non confondere con le «parole chiare» del giornalismo d’assalto …”

Un articolo molto interessante che andrebbe riletto con attenzione soprattutto di questi giorni.
Scrive ancora Fofi: “La lamentela di tanti sullo stato delle cose è spesso il prodotto di una costante ipocrisia, poiché non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere, né peggior sordo di chi non vuol sentire. In questo strambo Paese, tutti o quasi sono laureati e tanti leggono, ma leggono solo i libri di cui parlano la Repubblica e il Corriere e venerano i denunciatori di professione e i guru di mestiere, meglio se giornalisti o ex, e i più mal messi economicamente e culturalmente guardano solo le veloci gazzette regalate la mattina dalla bontà dei pubblicitari, e i più si accaniscono su stupidi best-seller …”

E aggiunge: “In questo strambo Paese, quasi nessuno legge le riviste, che editori e librai disprezzano e boicottano, e le poche che hanno una buona circolazione sono quelle di regime (…), condannate per questo alla superficialità o alla menzogna. (…) Eppure le riviste, quando ci sono e sono di buona qualità, per quanto piccole sono sempre state il segno della vitalità di una società, fatte da piccoli gruppi locali o nazionali con storia e fini comuni, con radici e progetto.
Nel disordine attuale, insieme a vecchie riviste assai trombone che si muovono nelle pieghe del potere, ve ne sono, perfino accademiche!, che meriterebbero più attenzione, e che sarebbe bene leggessero i sedicenti giovani intellettuali e artistelli del Paese dei pecoroni che si dicono individualisti”.

Conclude Fofi: “Una rivista in particolare delle poche belle che restano in Italia, e che ovviamente sono in pochi a conoscere, che è ovviamente snobbata dai giornalisti e dai politici, che è una delle tre o quattro che davvero potrebbero aiutare un giovane che volesse davvero vedere, sentire, capire e magari fare. La rivista in questione si chiama Parolechiave, (…) un‘enciclopedia del sapere necessario, un’alternativa al rimbombante chiacchiericcio dei media”.


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