di Gaetano Liardo
Il Mous non si farà, parola del Governatore siciliano Rosario Crocetta. Oggi, a margine dell’incontro a Palermo con il Presidente del Senato Pietro Grasso Crocetta lo ha dichiarato a chiare lettere. Intervenendo a Palazzo D’Orleans ha specificato che l’Assessorato regionale al territorio e ambiente ha revocato l’autorizzazione per la realizzazione del sistema satallitare della marina miliatare statunitense a Niscemi.
Una vicenda, quella che ha colpito il Comune nisseno, vecchia ormai di qualche anno, ricca di polemiche e tenuta in vita dall’attivissimo movimento NoMuos. Un no netto che si è scontrato con la posizione dell’allora Governatore Raffaele Lombardo, la cui giiunta aveva autorizzato i lavori.
Lo scalpore della protesta niscemese, alla quale si è aggiunta quella di centinaia di comitati in tutta la Sicilia, ha allertato il Dipartimento di Stato Usa. Nel febbraio del 2011, sull’onda delle rivelazioni di Wikileaks, il sito americano rese noti alcuni cablogrammi della diplomazia statunitense aventi per oggetto il Muos. Il 15 giugno 2009, J. Patick Thruhn, Console generale a Napoli, scrive a Washington dicendo che al Muos: «Si oppone un gruppo di sindaci locali, che hanno usato con successo i media locali per veicolare congetture – non supportate neanche dagli scienziati coinvolti dagli sindaci come esperti – che l’installazione pone gravi rischi ambientali alla salute della popolazione locale (Nota: U.S. Navy studies, validata dal Ministero della difesa italiano, che evidenziano come le emissioni elettromagnetiche delle antenne sono al di sotto dei limiti italiani e della Ue. Fine Nota)».
Tutt’altro il parere dei Comitati NoMuos, e delle amministrazioni comunali del circondario, che hanno lottato per dimostrare i danni sulla salute che sarebbero derivati dall’installazione del sistema satellitare. Il Muos, inoltre, sarebbe stato installato in contrada Ulmo, all’interno della riserva naturale della Sughereta di Niscemi. Area protetta che, ormai da quasi vent’anni, ospita una base satellitare americana.
Infine, molti interrogativi sono stati sollevati sui lavori per la realizzazione del Muos. L’Amministrazione Usa, responsabile della costruzione della struttura, è svincolata dal rispetto della legislazione antimafia vigente in Italia. Quindi, di fatto, può appaltare lavori a uqalsiasi azienda italiana senza richiedere la certificazione antimafia. Una situazione che, da subito, ha attirato gli appetiti delle cosche locali. A sollevare il problema a livello nazionale – dopo le inchieste firmate dal giornalista Giovanni Tiziana su La Repubblica e le denunce di studiosi e blogger quali Antonio Mazzeo – il senatore Beppe Lumia ha presentato una dettagliata interrogazione parlamentare il 14 febbraio 2012.
Indirizzata al ministro dell’Interno Cancellieri, il parlamentare siciliano chiede l’intervento dell’esecutivo per bloccare la partecipazione ai lavori di una ditta niscemese ritenuta vicina al boss di Cosa nostra Giancarlo Giugno, recentemente arrestato dalle forze dell’ordine. «Il Governo regionale – si legge nell’interrogazione – ha più volte sollecitato le autorità americane a mettersi in relazione con le autorità italiane, in particolar modo con la Prefettura di Caltanissetta, per monitorare dettagliatamente la presenza di eventuali imprese mafiose in quest’importante opera, di fatto pubblica, e per far rispettare la legislazione italiana, in termine di normativa antimafia».
Con la presa di posizione di Rosario Crocetta, già sindaco di Gela, comune dirmpettaio a quello di Niscemi che, come molte altre cittadine della zona, avrebbe subito gli effetti elettromagnetici del Muos, una brutta parentesi sembra esservi conclusa.