Diciotto anni sanciscono per un essere umano la maggiore età, l’ingresso a pieno titolo nella responsabilità. Diciotto anni li compie finalmente “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”. Ma responsabile anche per gli altri Libera lo è stata fin dal primo giorno, dedicando il suo stesso nome a mantenere la memoria degli eventi di mafia che hanno percorso e continuano a percorrere la storia d’Italia. Memoria innanzitutto di nomi, quelli delle vittime innocenti delle diverse criminalità organizzate: uomini delle forze dell’ordine, magistrati, sindacalisti, politici, giornalisti, imprenditori che hanno detto no ai ricatti; e tante cittadine e cittadini coinvolti come passanti ignari, o perché avevano visto troppo, o perché parenti di pentiti o di esponenti delle istituzioni.
Libera ha fatto però di quella memoria il terreno su cui costruire un impegno concretissimo contro le mafie, su diversi piani. A partire dalle campagne per cambiare la legislazione: la prima iniziativa, ad esempio, è stata la raccolta di un milione di firme per una proposta di legge che prevedesse il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, poi tradotta in legge nel1996. Due conquiste in un colpo solo: Don Luigi Ciotti e tutte le persone che lavorano in Libera sanno, infatti, bene che la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta e tutte le altre mafie di questo mondo, si sconfiggono togliendo loro i beni, i soldi, il potere economico, da un lato, e offrendo al territorio su cui operano altre opportunità: di lavoro innanzitutto, sui campi restituiti ai contadini, negli edifici trasformati in luoghi produttivi trasparenti. Ma anche e soprattutto opportunità di crescita culturale e di acquisizione di consapevolezza civile: quindi consegnare alle cooperative sociali la gestione di quelle proprietà significa responsabilizzare gli stessi lavoratori, spesso giovani, magari provenienti dal disagio sociale. A questo si aggiunge l’apertura di luoghi di formazione: scuole, centri di aggregazione, punti di incontro dove attuare educazione alla legalità.
Sul cammino della costruzione di una nuova coscienza, base di una cittadinanza consapevole, Libera ha incrociato fin quasi dall’inizio i suoi passi con pezzi importanti del Servizio Pubblico Radio Televisivo. Tra questi pezzi, una figura ormai scomparsa, ma che ha fatto, in positivo, la storia della Rai: Roberto Morrione, storico direttore di Rainews24, ha offerto sempre grande spazio al percorso dell’associazione fondata da don Luigi Ciotti: e non solo con le dirette che il canale allnews, anche molto più povero di mezzi di adesso, ha garantito alla Giornata della memoria e dell’Impegno per le vittime di mafia, celebrata da diciotto anni, appunto, il 21 marzo, il primo giorno di Primavera. Morrione, giornalista di gran razza, sapeva che l’essenziale era non lasciare le notizie “orfane”, raccontare il prima e il poi, seguire gli eventi, per non regalare alle mafie un utile oblio su crimini e collusioni. E sapeva bene quanto grande fosse, in questo scenario, la responsabilità dei media ma anche personalmente, dei giornalisti. Da questi due impegni è nata LiberaInformazione, osservatorio su mafie e informazione, che nei pochi anni da quando è nata, ha prodotto dossier pesanti sulla penetrazione delle criminalità organizzate in territori considerati “sani”, dalla Lombardia, all’Emilia, alla Liguria. Arrivando spesso prima della stessa magistratura. Una realtà diventata negli anni anche luogo di denuncia delle troppe pressioni e intimidazioni sui giornalisti che, magari da freelance, vogliono denunciare. Proprio per non lasciarli soli è nato lo Sportello contro le Querele Temerarie: una iniziativa che accomuna Libera alla Fnsi, e che va oltre l’impegno contro le mafie. In un paese devastato dalla corruzione di tutte le specie, basta poco per attirarsi una richiesta di risarcimento milionaria.
La corruzione è diventata anche la nuova frontiera dell’impegno di Libera, un anno fa con oltre un milione di firme raccolte per chiedere una legge apposita e, ora, con la campagna “Riparte il futuro”: in poche settimane quasi duecentomila firme e, ancora più importante, il coinvolgimento di 274 nuovi parlamentari, che, prima di tutto hanno compiuto una scelta di trasparenza, presentando la propria dichiarazione dei redditi, e poi si sono impegnati a far votare una legge finalmente seria per fermare i corrotti a tutti i livelli. Un traguardo realizzabile in questo Parlamento, rinnovato a partire dai suoi due Presidenti. Che non a caso, hanno voluto dedicare un passaggio importante del discorso di insediamento proprio a Libera e ai suoi ragazzi. Perché la rinascita dell’Italia passa anche per le strade delle carovane antimafia. C’è da augurarsi che anche il Servizio Pubblico Radiotelevisivo imbocchi quella strada. Sono tante le storie da raccontare, di denuncia ma anche di impegno, e, non ultime, le storie di quelle oltre 900 vittime innocenti di mafia nel cui nome è nata, diciotto anni fa, Libera.