Ho letto con attenzione il programma in otto punti che il segretario del Partito Democratico,Pier Luigi Bersani,ha comunicato agli spettatori di Che tempo che fa e che la rete ha opportunamente diffuso dovunque.
Come osservatore di questa difficile crisi politica italiana (non siamo ancora usciti dall’età populista, altrimenti la coalizione di centro-sinistra sarebbe riuscita a vincere la partita e Berlusconi non avrebbe ottenuto con la Lega quasi il trenta per cento dei suffragi!), mi sembra di poter dire che il programma, ancora di necessità molto generico, risponderebbe, a mio avviso,alle esigenze fondamentali del paese ma dubito che possa ottenere una maggioranza parlamentare nell’assemblea appena eletta e dunque il ricorso alle urne appare ancora un’ipotesi forte nel giro dei prossimi mesi o al massimo di un anno.
Vediamo gli otto punti indicati nella trasmissione televisiva che, a quanto pare, hanno sostituito i comizi, con l’eccezione di Grillo nell’ultima campagna elettorale.
Il primo è sacrosanto. La legge sulla corruzione approvata quasi in articulo mortis da questo ultimo parlamento è indecente e non in grado di costituire una svolta in un fenomeno come quello della corruzione che fa del nostro paese uno dei peggiori dell’Europa come dell’Occidente.
La legge contro la mafia è altrettanto urgente ma se agli strumenti repressivi non si accompagna la mobilitazione popolare e l’istituzione di un’educazione civile nelle scuole e nelle università non ci saranno miglioramenti.
Il secondo che un politica più sobria e meno cara.E’ più facile a dirsi che a farsi se non si interviene sui rimborsi elettorali e su troppi politici di professione.
Il terzo che è la riforma dei partiti. Non mi sembra tanto un problema di legge dello Stato quanto di capacità dei partiti di autoriformarsi secondo regole democratico. Negli ultimi settanta anni i partiti non lo hanno fatto e non è facile che lo facciano in un momento di grave crisi economico-sociale e morale.
I successivi sono ancora più generali anche se toccano i diritti, la situazione economica, la scuola e il diritto allo studio.
Ma anche i diritti di cittadinanza e quello delle coppie omosessuali. Non si può che essere d’accordo. Ritornando dopo alcuni anni al mondo dell’università e della scuola ho trovato una situazione drammatica che non conoscevo. La politica populista ha prodotto danni molto gravi a tutto il mondo dell’istruzione come della cultura.
Ci vorrebbe uno sforzo straordinario per invertire una crisi che si è ormai, negli ultimi dieci anni, stabilizzata ma è un problema centrale per il destino del nostro paese e per le nuove generazioni a cui dobbiamo guardare con speranza.
Che cosa possiamo augurarci in una prospettiva che non è di un singolo partito ma di una coalizione come quella di centro-sinistra che rappresenta una gran parte dei lavoratori del nostro paese?
Un lavoro serio per rendere il programma più chiaro e preciso.
La mobilitazione effettiva di vecchie e nuove generazioni in grado di lavorare. La massima trasparenza nella pratica come nel lavoro politico e culturale. Sarebbe una svolta di cui l’Italia ha molto bisogno. Avverrà?