“Sappiate che le persone uccise dalle mafie, in questa città, in questa sala sono vive!” Più che parole di consolazione, quelle pronunciate da don Luigi Ciotti in apertura dell’incontro dei familiari delle vittime innocenti delle mafie, nella magnifica sala dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio, a Firenze, sono risuonate come una sfida. E tale e’ questa riunione che tutti gli anni precede e prepara la Giornata che da diciotto anni Libera dedica al ricordo: un momento di grande commozione e insieme il racconto di un cammino comune per costruire una memoria condivisa tra quanti hanno perso una persona cara, per poi passare il testimone ai più giovani che quelle vittime magari non hanno conosciuto di persona ma imparano ad apprezzare attraverso quel racconto. E ogni anno le storie cambiano, cambiano le voci che si alternano sul palco, ma non cambia la forza del racconto. La storia di Marcella, ragazza che, da tossicodipendente diviene schiava della Sacra Corona Unita, trova la forza di ribellarsi e denunciare, ma viene rapita e uccisa. O il ricordo del maresciallo dei carabinieri Francesco Borrelli, ucciso in Calabria Non poteva mancare, qui a Firenze, il ricordo della strage mafiosa di via dei Georgofili, a maggio saranno passati vent’anni, di indagini, faticose ricostruzioni che hanno contribuito anche all’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, che pochi giorni fa ha visto diversi rinvii a giudizio di personaggi noti. E con Libera e’ presente Eleonora Pagliai, sopravvissuta a quella bomba, che ancora ora preferisce non parlare. E accanto ai morti di mafia, qui a Firenze sono presenti (cosi forte e’ il ricordo dei loro cari) anche i morti della strage di Viareggio, i morti sul lavoro come i bambini e le maestre sepolte sotto la scuola di San Giugliano. Morti per l’impunita’ garantita da sempre a “un sistema marcio” in cui contano solo i numeri e il profitto, non le persone, denuncia Daniela Rombi, dell’Associazione Il mondo che vorrei, che raccoglie le famiglie delle vittime di tante stragi quotidiane. Di impunita’ parla anche un ospite di eccezione, Adolfo Perez Esquivel, premio Nobel per la pacen argentino sopravvissuto, come tiene a ricordare, alle violenze degli anni della dittatura militare in Argentina: anche noi combattiamo le mafie, dice, troppo a lungo coperte da impunita politica. Dobbiamo unire le nostre lotte, noi popoli, organizzazioni, per ottenere diritto e giustizia. Facciamoci forza, conclude, per ridare dignità ai nostri popoli. Per questa dignità sabato 16 marzo il popolo di Libera camminera’ per Firenze e pronuncerà tutti insieme quei 900 nomi di morti per mano di mafia. Per dire mai più e per pretendere un’altra storia.