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Gesti, “argomenti”. Da Francesco a…

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Ci sono dei gesti che “parlano”: sono quelli, annotava Francesco Acri (qualcuno lo ricorderà come “elegantissimo” traduttore dei “Dialoghi” di Platone), che “non si riassumono”, che diventano “argomenti veri”; come non si possono riassumere, e sono “argomenti veri” le posture di Socrate: quel suo grattarsi la gamba là… “dov’era tuttavia la pressura della catena…”

Sono gesti destinati inevitabilmente – al di là della volontà stessa di chi li compie – a essere e restare “argomenti veri”, sono le dimissioni di Joseph Ratzinger, il suo volersi “pensionare”, ritirandosi in un convento, “sparendo” senza scomparire, forse anzi, più presente che mai. E “argomenti veri” sono i primi gesti del successore, Francesco: quella croce di metallo, le scarpe più da montanaro e certo non firmate Prada… Papa semplice, come dicon tutti, papa “comune” come “comuni” (che e” diverso da “normale”) siamo un po’ tutti noi. E in quella “comunanza” ci ritroviamo e riconosciamo.

Gesti sono anche le due nomine a presidenti della Camera e del Senato di Laura Boldrini e Pietro Grasso. Gesti che sono anch’essi “argomenti veri”. Winston Churchill, insuperabile nell’arte delle freddure, sosteneva che sugli Stati Uniti si può sempre contare, perché “fanno la cosa giusta dopo aver esaurito tutte le possibilità di farequelle sbagliate”. L’Italia e la sua soffocante (s)partitocrazia, da questo punto di vista, senza dubbio è molto “americana”: nel senso che tutte le cose sbagliate le si sa fare benissimo. Sarebbe bello se si fosse finalmente giunti nella fase della “cosa giusta”. Bordini e Grasso sono due ottime scelte, sia che siano state fatte per convinzione, sia che le si sia fatte per “necessita'”. Così “gesto” e insieme “argomento” è Boldrini che si reca al Quirinale a piedi, e non con il codazzo di auto blu; “gesto” e “argomento” sono nel discorso di insediamento, i richiami alle condizioni disperate degli immigrati, alle carceri, alla legalità. Da recuperare, da conquistare, le belle parole di Boldrini e di Grasso che da tempo non risuonavano nelle aule del Parlamento, e che meriterebbero, come si diceva un tempo, d’esser accolte con un corale “pubblicazione! Pubblicazione!”. Rondini, certo, che volano faticosamente in un cielo cupo, presto per poter dire che si e’ in primavera. Ma e’ una cosa. Ed e’ buona cosa. E, chissà, meno isolate di quanto si creda, più numerose di quanto si pensi, e appaiano.

E’ comunque possibile, probabile che da domani, o magari già da oggi, le dighe del conformismo, del “compromesso” più deteriore, prendano il sopravvento, e ulteriormente frustrino l’urlo di pulizia e richiesta “nuovo” che questo paese, in modo caotico, disordinato, contraddittorio, esprime. E’ possibile, probabile che dopo un primo sbandamento, gli alfieri e i corifei del regime spartitocratico riescano a escogitare nuovi modi per praticare l’antipolitica di sempre, con le ambiguità, i suoi giochi delle parti, gli opportunismi che sono la “cifra” di questi tempi dove, per parafrasare Montale, sappiamo solo quello che non siamo, e quello che non vogliamo. E però, i “gesti-argomenti veri”, quelli restano: destinati a incidere più di quanto si creda e appaia. Per il resto, sempre vale il “Fai quel che devi, accada quel che può”.


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