Da qualche giorno le cronache politiche riferiscono delle ammissioni dell’ancora per poco senatore Sergio Di Gregorio, autore di un memorabile “salto” che lo ha portato dai banchi dell’Italia dei Valori a quelli del PdL berlusconiano. Per quel “salto”, De Gregorio confessa di essere stato “aiutato” con tre milioni di euro. Sempre in tema di compra-vendita “Repubblica” intervista il senatore dell’IdV Giuseppe Caforio. Caforio racconta che alla vigilia del voto di fiducia al governo Prodi, viene chiamato da Di Gregorio, gli vuole parlare. Prudente, Caforio chiama il capogruppo dell’IdV e Antonio Di Pietro: “Che faccio, vado?”. Vai, e registra tutto, gli dicono. Caforio va, e fa come gli hanno detto: registra. De Gregorio parla di una grande coalizione che si sta formando, che lui avrebbe fatto il ministro e che anche Caforio avrebbe avuto la sua parte; sul piatto mette cinque milioni: “Due o forse uno e mezzo, subito. Voleva il mio Iban; me li avrebbe fatti accreditare la mattina dopo con un giro conto in modo tale da non aspettare i tempi del bonifico. Prima del voto di sfiducia, come garanzia. Il resto sarebbe arrivato nei mesi successivi, tramite la sua fondazione di Italiani all’estero”.
Caforio prende tempo. La mattina dopo, accompagnato dal capogruppo, va da Di Pietro al ministero dei Lavori Pubblici: “Consegnai a lui la cassetta. Poi andai a palazzo Madama e feci l’unica cosa che potevo e dovevo fare: votare la fiducia per Prodi”. Fin qui, Caforio. E la cassetta con la registrazione? Che fine ha fatto? Sempre da “Repubblica”: “E’ ancora aperta anche l’inchiesta romana sulle manovre di Berlusconi per far cadere il governo Prodi…”. Si apprende che Di Pietro a suo tempo ha presentato un esposto alla procura di Roma. L’esposto di Di Pietro viene assegnato alla sezione diretta dal da poco scomparso procuratore aggiunto Alberto Caperna. “I PM romani si confrontarono sulla possibilità di configurare una corruzione tenuto conto che la Costituzione ritiene insindacabile il voto del parlamentare ed esclude il vincolo di mandato. Interrogativi alimentati anche dalla riforma del reato di corruzione…”. Sono poi arrivate le dichiarazioni recenti del senatore De Gregorio, e l’inchiesta ora riprende quota: “Già da domani – oggi, per chi legge – il caso sarà nuovamente esaminato”.
Chissà cosa ci sarà mai da esaminare: c’è una registrazione dove un senatore offre a un altro senatore cinque milioni di euro se vota in un modo piuttosto che un altro; e c’è la testimonianza del senatore che si è visto offrire i cinque milioni. Il tentato “acquisto” da parte di De Gregorio è indiscutibile; si può concedere che non è facile provare chi sia il “mandante” dell’operazione, e per conto di chi Di Gregorio abbia agito; ma il tentativo di corruzione c’è stato, non si scappa. Eppure l’esposto rimane a “riposare” in qualche cassetto della procura, e per chissà quanto tempo avrebbe continuato a dormire, se non ci fosse stata la posteriore “confessione” di De Gregorio; e sta a vedere che ora, per beffa e paradosso, gli dobbiamo anche dire grazie…