Il prossimo 16 marzo a Firenze si terrà la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico. Una settimana dopo a scendere in piazza sarà il Pdl contro la magistratura. “Bisogna collaborare con la giustizia per ottenere la ricerca della verità e non ostacolarla con manifestazioni inquietanti” afferma il presidente di Libera Don Luigi Ciotti intervistato da Articolo21. Don Ciotti parla di legalità, lotta alla corruzione, del ruolo dell’informazione ma anche della nuova Chiesa che uscirà dal Conclave: “sia più profetica e meno diplomatica, più povera…”
In un momento così critico dal punto di vista politico ed economico che importanza assume la vostra iniziativa del 16 marzo a Firenze?
Sarà il nostro grande abbraccio con le centinaia di familiari di vittime della violenza criminale mafiosa. E’ un momento di estrema fragilità del nostro Paese. E le mafie sono più forti quando la politica è debole e quando la democrazia è pallida.
Voi in piazza per la legalità, mentre il Pdl una settimana dopo manifesta contro la magistratura
La nostra manifestazione non ha colore politico né bandiere. Siamo cittadini che da anni si sono messi insieme contro le mafie, la corruzione, la violenza, ma anche per costruire percorsi di cambiamento e di legalità. E proviamo grande sofferenza nel vedere che altri manifestano per tutelare l’interesse di uno o di pochi. Un fatto di estrema gravità. La magistratura avrà pure commesso degli errori ma bisogna collaborare con la giustizia per ottenere la ricerca della verità e non ostacolarla con manifestazioni inquietanti.
“Solo unendo le forze degli onesti la richiesta di cambiamento diventa forza di cambiamento”. E’ una frase che ripeti con insistenza
L’impegno deve partire da tutti. Andiamo a Firenze anche con la coscienza che il problema più grave non è solo chi produce il male ma quanti guardano e lasciano fare. E’ un momento di grande smarrimento, delega, sfiducia, rassegnazione. C’è troppa indifferenza. Ed è importante che i cittadini non siano tali ad intermittenza ma vogliano assumere a tempo pieno la propria quota di responsabilità.
Lo scenario post elezioni è alquanto problematico. Hai firmato insieme ad altri autorevoli esponenti della cultura e della società civile l’appello “Facciamolo” per un governo di alto profilo
La politica si deve assumere le sue responsabilità: a partire dalla legge elettorale, dal conflitto di interessi e dalla legge contro la corruzione. Dal nostro punto di vista bisogna stringere i tempi perché nei momenti di grande instabilità i fenomeni di illegalità e di corruzione dilagano. Con le organizzazioni criminali e mafiose che fanno da “banca” e prestano i soldi a chi è in difficoltà. Il rapporto di Sos Impresa sull’Usura presentato a Firenze nei giorni scorsi è un esempio emblematico: meno denunce ma un giro criminale maggiore. Serve uno scatto politico.
La lotta alla mafia è sulla bocca di tutti
Sì, ma a parole. Nei fatti però è una lotta sempre più lontana dall’essere vinta. Non basta l’azione meritoria della magistratura, delle forze di polizia, di alcuni segmenti delle istituzioni. La lotta alla criminalità la si fa con il lavoro, con le politiche giovanili, il sostegno alle famiglie, con i servizi, le politiche sociali. E la cultura.
L’attentato alla Città della Scienza di Napoli è un atto di violenza criminale contro la cultura?
E’ stato come mettere una bomba. Non hanno ucciso fisicamente delle persone ma hanno mortificato un percorso della cultura. Hanno ucciso la dignità. E invece è la cultura che dà la sveglia alle coscienze.
In questo contesto quale deve essere il ruolo dell’informazione?
L’informazione è fondamentale ma deve essere libera altrimenti non è informazione. Per fortuna c’è Articolo21, il sito di Libera Informazione e altre belle espressioni in Italia che vogliono documentare, scendere in profondità, fare denuncia ma anche proposte, progetti. Abbiamo bisogno di moltiplicare attraverso l’informazione la coscienza e la responsabilità. Una buona informazione è fondamentale per la democrazia del nostro Paese.
E la Chiesa che ruolo deve avere? Cosa auspichi dal responso del Conclave?
Mi auguro che nella Chiesa ci sia un cambiamento profondo. Ho molto apprezzato l’umiltà e la profondità del gesto di Benedetto XVI e la sua presa di coscienza quando ha detto “non ce faccio, lascio per amore della Chiesa” e soprattutto “Chiedo perdono per i miei tanti limiti”.
Abbiamo bisogno di più aria fresca nella Chiesa, meno timidezza e prudenza e più coraggio. Una Chiesa più libera da qualunque forma di potere economico e politico, più profetica e meno diplomatica. Una Chiesa più povera. Che sia la Chiesa della banca etica e non dello Ior, oggetto di scandali dalla sua nascita fino ad oggi…”
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