Si vedrà in concreto come è articolata la proposta di Bersani sul conflitto di interessi. Tuttavia alcune considerazioni generali possono essere fatte. La prima riguarda la necessità che le norme riguardino anche i parlamentari o comunque tutte le cariche elettive. Non solo dunque alcune figure come i membri del governo o di altre istituzioni nelle quali sono previste nomine pubbliche. Dovrebbero essere poi ricomprese anche le società per azioni di proprietà pubblica (es. Rai, Poste, Eni, Enel). Per quel che riguarda i media più ancora che una disciplina sul conflitto di interessi dovrebbe essere fissata una rigida causa di ineleggibilità, sia alle cariche politiche che di governo (come é noto esiste da tempo una disposizione di questo tipo mai realmente applicata e che perciò dovrebbe essere scritta in modo più preciso, ampio e soprattutto comprensivo di una sanzione penale nel caso di violazione). Sempre nel settore dei media andrebbero ipotizzate alcune disposizioni che impediscano a chi è in politica ed ha una società che opera sul web di fare marketing virale e soprattutto nel settore radiotelevisivo inibire il cosiddetto sostegno privilegiato, vero cancro del sistema informativo italiano. Andrebbe evitato di affidare controlli e sanzioni ad Autorità. Nella pur misera legge Frattini sul conflitto di interessi alcune ipotesi c’erano, ma sia l’Antitrust che l’Agcom, per la parte relativa alla televisione, non hanno fatto nulla, spesso sulla base di interpretazioni capziose e grazie alla maggioranza dei loro commissari o presidenti. Oppure, nelle ipotesi di ineleggibilità, affidare il vaglio dei divieti alla giustizia domestica del Parlamento. Tutto il sindacato di controllo su tali norme andrebbe invece assegnato al giudice ordinario, eventualmente seguendo una procedura simile a quella in materia di concorrenza (deferimento dei casi alla Corte di Appello competente per territorio). L’affidamento all’Antitrust che propone Bersani non è affatto tranquillizzante soprattutto in assenza di una contestuale riforma dei meccanismi di nomina degli organismi di vertice delle Authority. Resta infine inevaso un problema che da sempre é in stretta connessione con la questione del conflitto di interessi. Cosa si intende fare per dar forza a quei valori scolpiti in una norma centrale della nostra Costituzione quale l’art. 21?
Approviamo nuove norme contro le commistioni ma sappiamo tutti che questo non basterà per una libera e pluralistica informazione. Dunque sarebbe sarebbe da aspettarsi un impegno altrettanto forte nella materia di cui però fino ad ora non c’é traccia (se non confuse idee sulla Rai). Eppure il caso italiano si segnala spesso negativamente nei rapporti delle organizzazioni internazionali sullo stato dell’informazione in tutti i paesi del mondo (l’Italia come Tonga nella classifica sulla libertà di stampa). Sarebbe poi da aspettarsi anche qualche parola in più sui diritti della rete (unico strumento realmente pluralistico). In particolare, sul tema della net neutrality e dell’open source. Ma forse in questo caso é pretendere troppo.