Corradino Mineo, già direttore di RaiNews24, eletto senatore per il Pd in Sicilia, fu uno dei primi firmatari dell’appello di Articolo21, rivolto ai candidati alle Politiche, di aderire al documento di Acquasparta. Si era chiesto loro, una volta eletti, di impegnarsi sui temi della libertà di informazione fin dai primi cento giorni del nuovo Parlamento: in particolare sul conflitto d’interessi, sulla legge antitrust, sull’abolizione della legge Gasparri. Ora, di fronte all’esito delle urne, Articolo21 torna a sentire gli eletti “amici” dell’Associazione.
Senatore Mineo, prima di tutto una doverosa e – per quanto possibile – sintetica analisi del voto…
“Una larga maggioranza ha inteso condannare il sistema di potere e il regime politico della cosiddetta Seconda Repubblica. Dunque, Berlusconi e il suo patto con separatisti del Nord, residui del fascismo, borghesie mafiose. Ma purtroppo, almeno per chi ha votato 5stelle, la condanna si è estesa all’opposizione e al Pd, ritenuti subalterni, se non collusi”.
Quali sono ora le prospettive: governissimo, accordi con il M5S, confronto in Parlamento, governo tecnico?
“Non capisco come ci si possa arroccare nel Palazzo, fare un accordo tra opposti, emendarsi quel minimo e guadagnare ancora un po’ di tempo, nell’illusione che passi la piena dello scontento. Mi sembra un riflesso suicida. Valutando il voto, Bersani ha detto che ci vuole un “governo di combattimento” e un segnale molto forte di cambiamento. A chi ci si rivolge? Al Parlamento, come previsto dalla Costituzione. E al Paese, naturalmente. Senza accordi spartitori e quindi tagliando fuori, nei fatti, chi conosce soltanto la logica dell’occupazione del potere, la destra di Berlusconi. Ci sono tuttavia, due passaggi particolari e delicati. Primo: la fiducia. A Grillo viene l’orticaria, a sentire la parola. Ma il governo non può nascere senza ottenere la fiducia anche al Senato, dove il 5 stelle è determinante. Secondo: l’elezione del Presidente della Repubblica, un presidente che dovrà essere garante per la società civile e non il notaio di accordi fra partiti”.
Verderami, sul Corriere della Sera, ha parlato di trappola a Bersani da parte di Grillo, ricordando quella che fece Bossi ad Andreotti nel ’92, promettendogli il Quirinale, in realtà dando la prima spallata al sistema…
“Se approverà buone leggi per la riforma e il risanamento della politica, se introdurrà il reato di falso in bilancio, quello di auto-riciclaggio e le misure contro il voto di scambio chieste da Luigi Ciotti. Se darà una risposta alla domanda che viene dagli esodati, dai precari della scuola, dai cassa-integrati in scadenza. E, ancora, se approverà, finalmente, una legge contro il conflitto di interessi, per la riforma della Rai, per una nuova legge elettorale che ridia ai cittadini il potere di scegliersi i rappresentanti. Se farà tutto questo, un ipotetico governo Bersani non dovrà temere né ricatti né elezioni dopo sei mesi. Avrà fatto quel che è giusto e quel che chiedono gli elettori della sinistra”.
Ma dove ha preso i voti il M5S? Le opinioni sono discordi. Secondo un’analisi del Censis e di Renato Mannheimer, molti anche a sinistra e dal PD…
“Se vogliamo tornare all’analisi del voto, è chiaro come il Movimento 5 Stelle abbia intercettato, quasi in egual misura, voti in uscita dal Pdl e dal Pd. Più una certa quota di astenuti nel 2008, che già allora non apprezzavano l’offerta politica della destra di Berlusconi e della sinistra di Veltroni. La destra di Berlusconi era già in crisi alla fine della legislatura 2001- 2006. La sinistra vinse a metà quelle elezioni, fece finta che così non fosse stato, cominciò a dividersi e, alla fine, andò a votare nel 2008 con la legge trappola, il porcellum, una legge a misura del Grande Corruttore. Poi lo spettacolo della decomposizione, umana e politica, del Cavaliere. Infine, il governo Monti: medicine amarissime per chi ha sempre pagato, carezze per i potenti di sempre. È quasi un miracolo che la coalizione Italia Giusta abbia ottenuto un terzo dei voti”.
Conferma l’impegno, preso anche tramite Articolo 21, di procedere speditamente alle riforme, in particolare sul conflitto d’interessi e la legge elettorale, per tornare subito alle urne?
“Certo che confermo l’impegno. Con le due leggi, quella contro il conflitto di interessi e quella per ridare agli elettori il diritto di scelta, riconquistiamo il diritto di cittadinanza. Di nuovo protagonisti e cittadini, da consumatori e spettatori televisivi, che eravamo diventati. Poi, subito al voto? È probabile, se non ci sarà in Parlamento una maggioranza capace di portare l’Italia a riprendersi il posto che le spetta in Europa”.