Il 22 marzo è la giornata mondiale dell’acqua, in tutto il mondo si svolgeranno iniziative per ricordare l’importanza di un bene primario negato, peraltro, a milioni e milioni di persone. In Africa ogni essere umano ha a disposizione, per tutti gli usi possibili, personali e collettivi, 22 litri al giorno contro i 250 di un suo simile in Europa. Questo divario sembra destinato a crescere, addirittura, entrò il 2025, quasi la metà della popolazione mondiale potrebbe ritrovarsi in situazione di scarsità e di emergenza idrica.
Per queste ragioni sarebbe opportuno che su questo tema si riaccendessero i riflettori della politica e dei media che, per la ennesima volta, sembrano quasi totalmente impegnati a scrutare cosa accade nel cortile di casa nostra, trascurando le grandi emergenze sociali che, comunque, ci riguardano e sempre più ci riguarderanno.
Peraltro sarà bene non dimenticare che la prima scossa civica, in questo paese, è arrivata proprio dal grande movimento per i beni comuni e dai regneremmo che hanno sancito il No alle centrali nucleari e il No alla privatizzazione dell’acqua pubblica.
Da più parti si è tentato e si tenta di rimettere in discussione quel risultato e di prevedere comunque forme di privatizzazione dell’acqua e la possibilità di accumulare profitti sfruttando questa risorsa che dovrebbe essere gratuita e immediata,ente accessibile a chiunque, soprattutto a chi ha poco o nulla.
Ci piacerebbe che questo tema tornasse nella agenda politica e mediatica, che rientrasse nelle priorità per il prossimo governo, che trovasse diritto di cittadinanza in Parlamento, che fosse oggetto di tante inchieste per andare a verificare come, dove e quando sia stato davvero recepito l’esito del referendum.
Forse anche di questo di dovrebbe parlare per ristabilire un clima di fiducia tra il cittadino che vota e le istituzioni che dovrebbero fedelmente recepire quelle indicazioni.