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Un La Russa all’ennesima tracotanza: ci dobbiamo preoccupare?

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Sono tornati, parzialmente alterati. Nel senso che Blob, per questioni di par condicio, ce li propone con la faccia schermata, come si fa nei tiggì per tutelare i minori ripresi, e con la voce modificata, come si fa nelle interviste ai collaboratori di giustizia a rischio di ritorsioni mafiose. Camuffamenti che però sono disvelamenti: il vocione artificialmente abbassato di un’ottava di un figuro dai lineamenti opacizzati che, artigli affondati sui braccioli di un’intuibile poltrona di Porta a Porta, colpisce a morte l’Imu con tonitruante ferocia, non consente dubbi: quello è La Russa. Il molesto, petulante dare sulla voce altrui, rinforzato dal tramutarsi in vocetta innaturale di una probabile vocina d’origine, a fronte di un’immutata cadenza partenopea mai cancellata da immaginabili antichi corsi di dizione, ci regala una certezza: quella è la Carfagna. Alterati anche in senso emotivo-comportamentale: nel loro riappalesarsi finale, (si) sono ulteriormente esagerati, enfatizzati, caricaturizzati. Un La Russa all’ennesima potenza, anzi, tracotanza. Una Carfagna iperrealista. Come tutti gli altri berlusconidi istericamente bercianti nei talkshow elettorali. L’ottimista che è in me mi dice: “Tranquillo, è nervosismo da sconfitta incombente: si aggrappano disperatamente ai propri logori personaggi, ma in quello scomposto riproporli tradiscono l’intima consapevolezza di non essere credibili, nella parte di alieni sterminatori della cattiva politica. Non possono rifarsi una verginità dando tutta la colpa ad un anno di Monti, peraltro da loro sostenuto: gli italiani non hanno dimenticato quello che hanno combinato negli ultimi vent’anni di sgoverno”. Il pessimista che è in me mi chiede: “Ma non è che sei tu ad aver dimenticato come sono fatti gli italiani?”.
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*tratto da l’Unità 04/02/2013


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