Il tempo non si ferma, procede nel suo cammino. Passo dopo passo, pensiamo che le cose possano sempre migliorare o sedimentarsi stazionarie sul limite di ciò che pare razionale. Protagonisti nell’aula del tribunale la morte dei miei colleghi e un pò della speranza che la sentenza di primo grado fosse mantenuta intatta; la vita dei familiari, stravolta per questo giudizio ma fiduciosa che la giustizia possa essere ripristinata pienamente in Cassazione.
Nessuno di noi si aspettava neppure lontanamente una tale riduzione delle pene e la gravissima derubricazione del dolo eventuale. Rimane senza dubbio una sentenza storica, per l’elevato numero di anni riconosciuto nei confronti dell’amministratore delegato; questo va riconosciuto, se non altro per la mole di lavoro, l’impegno e il senso civico portato avanti dal procuratore Guariniello e dai suoi collaboratori.
Nel corso di questi anni siamo diventati una grande famiglia; le mamme, i padri, le sorelle, le mogli, i fratelli… Hanno sostituito in questo rapporto i miei sette amici che non sono più con noi; il passaggio del rapporto che avevamo in vita si è trasmesso nei loro cari dopo la loro morte.
Come una famiglia unita abbiamo percorso questo cammino, sempre con la fiducia, con la voglia che i passi si potessero sempre percorrere in avanti, guardando con attenzione all’appuntamento odierno.
Si confonde il grido di giustizia come una forma di vendetta. Che non ci appartiene. La rabbia, l’amarezza, il dolore mai sopito, spesso fanno sembrare le persone fredde, ma è solo confusione con quel senso di apatia che rende incapaci le persone di vivere una vita normale e meritevole di essere vissuta appieno.
Le giornate sono accompagnate e scandite dall’appuntamento quotidiano al cimitero, le notti accompagnate dagli incubi che perseguitano il nostro sonno e si sono sostituite ai sogni. I sogni, i miei amici, ognuno di loro ne aveva uno o più di uno, chi più grande, chi meno, chi faceva sogni a “misura d’uomo”, sperando in una vita normale. Ora quei sogni sono stati portati via , sequestrati per sempre, abbandonati in quel luogo freddo che ormai rappresenta solo lo scheletro della fabbrica che fu in passato e che ora dopo l’odierna decisione sarà trasferito a Terni.
Non riesco a percepire appieno le sensazioni del mio stato d’animo; una profonda delusione, mista a tristezza, dolore.
Oggi ha perso la vita Ciro Moccia all’Ilva di Taranto caduto da un’altezza di 15 metri assieme ad un collega rimasto ucciso sul colpo. A Lugo di Grezzana un operaio di 41 anni è rimasto schiacciato da una lastra di marmo ed è deceduto poco dopo l’arrivo dei soccorsi.
Anche per loro questa sentenza non rende piena giustizia.
Andiamo avanti anche per loro, nell’attesa e nella speranza di una giustizia giusta e non più in saldo.
La contestazione dei famigliari alla lettura della sentenza- GUARDA IL VIDEO