Oggi sul Corriere della Sera è pubblicato questo comunicato del Cdr, organo di rappresentanza sindacale dei giornalisti:
Care lettrici e cari lettori, il giornale che state leggendo oggi è in edicola grazie al senso di responsabilità mostrato dai giornalisti del Corriere della Sera in forza degli avvenimenti eccezionali accaduti ieri. Il nostro giornale, insieme con tutto il gruppo RcsMediaGroup, sta subendo un attacco inaudito e inaccettabile da parte dei vertici di questa azienda.
E’ stato annunciato, a soli due anni dal precedente stato di crisi, un ulteriore taglio di 800 lavoratori (tra giornalisti e poligrafici), una quota pari a oltre il 15% degli organici, tra Italia e Spagna. Una decisione gravissima che, se applicata fino in fondo, sfregerebbe irrimediabilmente l’identità del Corriere e delle altre testate del gruppo. Inoltre l’azienda ha annunciato di voler spostare la sede del Corriere della Sera da via Solferino 28, cancellando con un grossolano gesto contabile più di 100 anni di storia, il simbolo più importante della libertà di stampa in questo Paese, un pezzo unico e irripetibile del patrimonio culturale italiano.
Un’immagine di archivio datata 24 ottobre 1995, mostra il palazzo Rizzoli, sede del quotidiano . Il comitato di redazione di questo giornale fin dall’ottobre scorso ha raccolto la sfida del cambiamento, promuovendo, tra l’altro, l’accordo per l’introduzione delle nuove tecnologie multimediali. E continuerà a farlo, mobilitando le intelligenze e i contributi di tutti i giornalisti del Corriere, anche nelle prossime settimane per concorrere a progettare e realizzare il Corriere del futuro. Ma nel piano che è stato presentato ieri dall’azienda ancora non si vede lo sviluppo concreto di quei progetti di innovazione sulle varie piattaforme editoriali (web, tablet, smartphone) che rappresentano la frontiera delle nuove aree di business.
Certamente è anche una questione di risorse finanziarie. Gli azionisti principali della RcsMediaGroup, in particolare quelli raccolti nel patto di sindacato, sono ora chiamati a fare la loro parte, garantendo la sottoscrizione di un aumento di capitale adeguato al rilancio indispensabile del gruppo e al mantenimento della leadership del Corriere della Sera.
Il Cdr insiste su questo punto da mesi, ricordando che negli ultimi cinque esercizi (2007-2011), già segnati dall’inizio della crisi, il monte dividendi distribuito agli azionisti ha raggiunto quota 108 milioni di euro, contro risorse provenienti da aumenti di capitale pari a zero. Per memoria dei lettori ricordiamo chi sono i componenti del Patto di sindacato: Mediobanca (13,6%); Fiat (10,2%); Italmobiliare, gruppo Pesenti (7,4%); Pirelli (5,2%); Fondiaria, gruppo Unipol (5,2%); Banca Intesa Sanpaolo (4,9%); Assicurazioni Generali (3,7%); Sinpar, gruppo Lucchini (2%); Merloni Invest, Francesco Merloni (2%); Mittel (1,2%); Eridano Finanziaria (1,2%), Edison (1%).
Nello stesso tempo, pur cogliendo il valore simbolico comunicato dall’amministratore delegato di autoridursi lo stipendio del 10%, osserviamo che servirebbe ben altro per compensare le perdite causate a questa azienda da una lunga sequela di manager e amministratori, alcuni dei quali si sono congedati, già in tempi di magra, con sontuose buonuscite.
L’assemblea dei giornalisti del Corriere della Sera ha affidato al comitato di redazione un pacchetto di 10 giorni di sciopero da gestire nei prossimi giorni in funzione del negoziato che si aprirà con l’azienda.