da Tunisi – La terribile definizione di fascismo per definire il clima nel quale è avvenuto l’omicidio di Belaïd ucciso a sangue freddo in una vera e propria esecuzione, riecheggia tra i militanti del Fronte Democratico Unito, il raggruppamento di opposizione, che ha perso ogni fiducia nella possibilità che Ennahda, il partito filo-islamico al potere, possa essere un interlocutore affidabile sulla strada verso la transizione democratica del paese. Gli umori raccolti tra gli uomini che hanno creduto dalla primavera araba potesse rinascere un nuovo modello di società aperta, democratica, vocata allo sviluppo, fanno pensare che il rischio di fallimento della democratizzazione della sponda sud del mediterraneo, sia concreta.
La moglie di Chokri però ha invitato tutti i tunisini a non cedere alla tentazione di credere che tutto sia perduto. “Dobbiamo ripartire dalle istituzioni, rifondarle, crederci” evitare cioè che l’ideologia dei salafiti diventi elemento catalizzatore della sfiducia e della mancanza di opportunità. L’Italia ha sempre guardato con attenzione a questo paese, è arrivato il momento di ricordarci di mettere nell’agenda della nuova legislatura anche le cruciali questioni internazionali e i rapporti con i nostri vicini di casa.