Pubblichiamo di seguito il testo integrale del comunicato diramato dal Cdr de Linkiesta in seguito al licenziamento in tronco del condirettore, Massimiliano Gallo e alle successive dimissioni del direttore, Jacopo Tondelli. Una presa di posizione netta che pretende spiegazioni, pena: dimissioni in blocco. Intanto anche i 42 blogger, che attualmente collaborano alla testata, hanno annunciato la sopsensione dell’attività in segno di protesta.L’Editore chiarisca, o i giornalisti se ne vanno
Molte volte Linkiesta ha raccontato nei suoi articoli i guasti provocati alle pubbliche istituzioni e alle imprese dai comportamenti compiacenti e remissivi di professionisti e dipendenti che per quieto vivere hanno scelto di declinare docilmente le responsabilità a cui sono chiamati. Abbiamo scritto di autorità di vigilanza, banche, assicurazioni, grandi e piccole imprese, anche editoriali.
Questa volta la notizia siamo noi. Le dimissioni del direttore de Linkiesta Jacopo Tondelli e il licenziamento in tronco del condirettore Massimiliano Gallo avvengono nella settimana conclusiva della campagna elettorale. Aprono una questione che investe l’idea stessa del giornalismo e della sua indipendenza. E tocca anche fondamentali aspetti relativi alla conduzione delle imprese e all’innovazione.
Prima di ogni altra considerazione, la redazione de Linkiesta denuncia modalità e incongruenza del licenziamento del condirettore Gallo, ritenute confliggenti con i principi di indipendenza dell’informazione. Da questo atto sono conseguite le dimissioni del direttore Tondelli, che lascia Linkiesta perché ritiene violata la dignità professionale e non è stato disposto a cambiare l’indirizzo politico del giornale. A Massimiliano Gallo e a Jacopo Tondelli va intera, concreta e appassionata, la solidarietà della redazione.
Ma c’è di più. La questione esplode dopo più di sei mesi di gravi malfunzionamenti della piattaforma tecnologica, a cui l’azienda ha posto rimedio solo di recente, con ritardo ingiustificabile, e peraltro in modo parziale. I disservizi tecnologici degli ultimi mesi hanno reso inagevole, e in molti casi impossibile, l’accesso al sito da parte degli utenti, hanno frenato o inceppato il lavoro della redazione, a danno della produttività e delle potenzialità multimediali dell’offerta.
La zavorra operativa, che discende da decisioni o assenza di decisioni dell’azienda, non hanno tuttavia impedito al giornale di conquistare in soli due anni di vita una posizione di autorevolezza sul web e più in generale nel mondo dell’informazione e nel dibattito pubblico, con frequenti citazioni sulla stampa cartacea, e ancora più frequenti riprese di notizie, infografiche e argomentazioni presso altri media.
Dopo appena un anno di vita, alla testata è stato riconosciuto il “Premiolino”, storico e prestigioso premio giornalistico italiano. Linkiesta è stata inoltre citata dall’Economist, dal Wall Street Journal, dal Guardian, dallo Zeit e da giornali e magazine greci e brasiliani (qui l’elenco). La costruzione di una testata e della sua reputazione, frutto del lavoro giornalistico, ha avuto pochi giorni fa un generoso riconoscimento internazionale presso il Financial Times, esempio di giornalismo che ha sempre incontrato parole di considerazione e ammirazione presso amministratori e soci promotori de Linkiesta.it Spa.
La qualità culturale e la credibilità de Linkiesta hanno trovato ulteriore conferma nelle proposte di collaborazione avviate con primarie istituzioni quali il Bruegel di Bruxelles, che poche settimane fa è stato proclamato migliore think tank dell’Europa Occidentale e primo in assoluto nel campo della politica economica internazionale (2012 Global Go To Think Tanks Report). A ciò si aggiungono le trattative in fase avanzata con uno dei maggiori e storici centri di ricerca e formazione scientifica in Italia. Questi risultati sono stati raggiunti esclusivamente grazie alla credibilità del lavoro della redazione e dei suoi collaboratori, e senza comportare aggravi di costo sul conto economico.
Non è purtroppo possibile esprimere analoghe valutazioni sui risultati della gestione operativa aziendale come pure sulla strategie di business, invero alquanto volubili e frutto di processi decisionali non adeguatamente fondati e strutturati. Non si può nemmeno tacere, senza peccare di incompletezza, l’insufficiente attenzione dedicata alla funzione ricavi.
Questi insuccessi discendono sia da scelte gestionali sia dall’inadeguatezza della tecnologia. Lo scorso dicembre, per citare un solo esempio, l’azienda non è stata in grado di lanciare la campagna abbonamenti natalizia per il 2013. Per soprammercato, il conto economico è stato gravato da costi per nuove iniziative non previste nel business plan e che non sono in grado di produrre ricavi in un ragionevole arco di tempo. Il tutto mentre appare ancora lontano il raggiungimento del break-even del giornale.
Tutto questo avviene contestualmente a un tentativo di cambio di linea politica editoriale, e del quale nei mesi scorsi si erano manifestati i primi segnali, che la direzione uscente e la redazione avevano respinto. È appena il caso di ricordare che la nascita della Società e il rapporto di lavoro con i giornalisti fondatori sono stati costituiti sulle premesse irrinunciabili di autonomia e indipendenza del giornale, a fronte delle quali i giornalisti stessi hanno accettato riduzioni salariali rispetto alle loro precedenti occupazioni.
Per queste ragioni, i giornalisti de Linkiesta chiedono che il consiglio di amministrazione comunichi ufficialmente e in tempi brevi, e comunque non oltre il periodo di permanenza in carica del direttore Tondelli, le dovute spiegazioni in ordine a:
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le dimissioni del direttore Tondelli e le successive determinazioni della Società
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il licenziamento in tronco del condirettore Gallo
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le misure di tagli occupazionali alla luce dell’incremento, anche recente, delle spese del personale
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la posizione della Società in relazione alla regolarizzazione di quei giornalisti della redazione contrattualizzati con contratti atipici
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le altre decisioni assunte dal consiglio di amministrazione del 6 febbraio scorso e gli eventuali scostamenti in relazione al piano presentato dal direttore generale della Società
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il modello di business della Società, più volte modificato e mai perseguito in modo coerente, e le azioni operative intraprese in passato in relazione al modello dichiarato nel business plan iniziale
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il piano di investimenti in tecnologia
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una completa disclosure sulle operazioni con parti correlate
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i cambiamenti intervenuti nell’assetto proprietario, la cui pubblicità è dovuta per legge
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le modalità con cui intende procedere all’imminente aumento di capitale, e la sua entità
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le ipotesi di modifiche statutarie per rimuovere il limite del 5% dei diritti di voto
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la relazione fra tale modifica statutaria e la trasformazione della governance societaria da public company a una società con un “nocciolino” di comando vicino a gruppi di pressione politico-lobbistici legati a noti esponenti dell’attuale Governo
Una puntuale e tempestiva risposta a tutti i quesiti posti e le insufficienti garanzie sull’autonomia de Linkiesta costituiscono presupposto necessario per valutare se vi siano le condizioni per proseguire il rapporto di lavoro o se invece non si sia giunti a una situazione lesiva della dignità professionale dei giornalisti e un cambio radicale dell’indirizzo politico, da giornale indipendente a giornale di schieramento.
Tacere di fronte a strategie incerte nei contorni e nell’attuazione, a una gestione inadeguata all’importanza della sfida tecnologica e a manovre politiche e lobbistiche – tutte cose che nei suoi articoli Linkiesta ha sempre criticato – implica un tradimento delle ragioni fondative del giornale, del patto fiduciario tra azienda e i giornalisti e di quello altrettanto fondativo fra la testata e i lettori. Ed è oltretutto controproducente dal punto di vista reputazionale ed economico-aziendale, come dimostrano altre vicende editoriali più note e dimensionalmente più importanti.
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La redazione de Linkiesta non ha alcuna intenzione di prestare il fianco o accettare tali manovre di cambio dell’indirizzo politico e di lesione della dignità professionale.
Perciò, in mancanza di risposte e garanzie adeguate nei termini indicati, i giornalisti de Linkiesta si riservano di rassegnare le dimissioni con effetto immediato e di adottare ogni iniziativa a tutela dei loro diritti e della loro dignità professionale.
Stay tuned.
Jacopo Barigazzi
Alessandro Da Rold
Lorenzo Dilena
Michele Fusco
Fabrizio Goria
Lidia Baratta
Dario Ronzoni
Marco Sarti
Paolo Stefanini
Antonio Vanuzzo
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Il rapporto fiduciario fin qui esistente con il direttore responsabile e con l’azienda non aveva reso necessario il ricorso alle forme di rappresentanza previste né sono mai state sollevati rilievi di sorta su straordinari non pagati, turni e materie affini. Vista la situazione che si è venuta a creare, l’assemblea dei giornalisti convocata in via straordinaria questa mattina ha deciso di procedere all’elezione di un rappresentante sindacale e ha approvato il testo del presente comunicato.
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