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Il teatro cerca casa

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Un teatro fatto di interni. Non quelli di un salotto borghese, come in tante pièces cui il “tradizionale” palcoscenico ci ha abituati. Ma quelli di case, appartamenti o dimore private che dir si voglia. È qui che trova la sua genesi “Il Teatro cerca casa”, lodevole iniziativa partorita dalla mente del drammaturgo Manlio Santanelli e della sua compagna Livia Coletta, che da giugno 2011 sta spopolando in terra partenopea (tra Napoli e provincia). In un momento in cui il teatro chiude i battenti, da nord a sud della penisola, complice la crisi economica in atto (che ormai sembra essere la causa di tutto in questo paese) c’è chi si è inventato un nuovo modo di fare teatro. O meglio in un nuovo contesto, dove attori, cultori dell’arte e semplici appassionati si ritrovano per fruire del teatro. Se negli anni settanta avanzava prorompente la cosiddetta avanguardia, quella che vedeva artisti e pubblico dividersi lo spazio di una cantina o di un retrobottega, oggi la sperimentazione cambia direzione e si rivolge allo spettatore che a teatro non ci va, perché – come sottolinea Santanelli nella home del sito web (www.ilteatrocercacasa.it), “se il pubblico non va a teatro è il teatro che va dal pubblico”. Ma per saperne di più “Articolo21” ha fatto due chiacchiere con Livia Coletta, una delle “anime” di questo ambizioso progetto, che si appresta già ad affrontare la seconda edizione ricca di novità per la stagione 2013-2014.

Livia, come nasce “Il Teatro cerca casa”?
«L’idea è di Manlio Santanelli. Io ho messo in pratica, diciamo così, la teoria».

Com’è stata poi allargata ad altri l’iniziativa?
«Insieme ad alcuni amici avevamo un incontro mensile, in cui ci assegnavamo un libro da leggere. Un’idea che abbiamo chiamato “Quinta di copertina”. Un giorno ci siamo detti: “E se alternassimo al libro uno spettacolo?”. Qualcuno si alzò dicendo: “E perché non nel mio appartamento?”. Così iniziò il nostro progetto».

Chi sono i padroni di casa?
«Persone amanti del teatro che mettono le loro abitazioni a disposizione per attori e spettatori».

Chi organizza insieme a lei?
«Io e Ileana Bonadies ci occupiamo dell’organizzazione generale. Milena Cozzolino cura l’ufficio stampa».

In pratica come si svolge il “Teatro cerca casa”?
«All’inizio avevamo poche case e molte compagnie, soprattutto di giovani emergenti. Poi pian piano il numero degli appartamenti è cresciuto. In ciascuno di essi si allestiscono dai 10 ai 16 spettacoli al mese, a seconda appunto di quanti sono gli appartamenti. L’occasione è spesso un compleanno, una festa di laurea, l’inaugurazione di una casa».

Qual è il vostro intento?
«Formare un nuovo pubblico. Non sottrarlo ai teatri, sia chiaro. Molte volte, ad esempio, si va a casa di qualcuno che ha organizzato uno spettacolo, senza essere mai andati a teatro. Quello è il pubblico a cui puntiamo».

Che tipo di teatro è, dunque, il vostro?
«Un teatro di parola, perché gli spazi in cui viene rappresentato sono esigui. Le tematiche sono varie: monologhi, attualità, satira politica, solitudine, droga. C’è spazio anche per la musica, con concerti come “Concerto blu” con Lalla Esposito, o “Il canto delle sirene” di e con Francesca Cacciatore, ma anche “Animali come noi” con Paolo Cresta e Carlo Lomanto. Poi ci sono le novità, come quella che debutterà il 25 marzo, “Nei bagni della vecchia stazione” con Imma Villa e Antonio Agerola per la regia di Carlo Cerciello».

La particolarità de “Il Teatro cerca casa” è che, dopo gli spettacoli, si apre un dibattito, quasi come ad un cenacolo di intellettuali…
«Sì, dopo la messinscena attore, regista e spettatori si confrontano sui temi trattati, discutono, dialogano perché la gente è incuriosita. Accade così che dopo lo spettacolo il teatro si “spieghi” al pubblico. Com’è accaduto con un testo di Mario Gelardi, “Le guardie del suo corpo”, strettamente legato all’attualità politica».

Fino a quando andrete in scena?
«Per tutta la vita (risponde sorridendo, ndr). Non ci fermiamo d’estate. A settembre presenteremo il nuovo cartellone che andrà in scena nella stagione 2013-2014, dopo che un comitato interno sceglierà i nuovi artisti che entreranno a far parte del progetto».

Ha un desiderio?
«Vorrei che questi appartamenti raddoppiassero, in attesa che vi siano prezzi accessibili a tutti e direttori di teatro che non baderanno esclusivamente ai propri interessi. In quel caso saremo felici di…tornarcene a casa!».


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