I tricolori con la scritta “Eternit Giustizia”, sono tornati sulle tombe delle vittime dell’amianto a Casale Monferrato. Perché in questo cimitero, la Spoon River italiana, le tombe parlano, ciascuna racconta,purtroppo, una storia simile all’altra: sono 1800 i morti per l’Eternit solo qui a Casale Monferrato, 3000 in tutta Italia. E nella sede dell’associazione delle vittime, le cartelline bianche, gialle, rosa e verde, aumentano mese dopo mese. Altre duecento vittime sono già entrate nel processo Eternit bis che si aprirà tra poco a Torino,mentre se ne prepara un altro ancora. Perché si muore ancora, 50 persone ogni anno si ammalano di mesotelioma pleurico (il cancro dell’amianto) a Casale Monferrato, Cavagnolo, Bagnoli, Rubiera. Sono i nomi dei paesi dove c’erano gli stabilimenti dell’Eternit che per 60 anni hanno seminato il polverino d’amianto, respirato non solo da chi lavorava nello stabilimento, ma da tutta la popolazione. Due giorni fa l’ultimo funerale a Casale Monferrato: una donna poco più che quarantenne. Ma è solo l’ultimo in ordine di tempo. Tutti sanno a Casale Monferrrato che il picco di morti per amianto si avrà nel 2020. Anno dopo anno, le vittime aumenteranno. Ed è una angoscia che Casale Monferrato cerca di sopportare con grande dignità,in apprensione, ma senza disperazione. Anche perché l’associazione dei familiari delle vittime ha saputo contenere ed indirizzare le richieste di giustizia attraverso il percorso della partecipazione , della discussione collettiva, della democrazia e della richiesta di “Verità e Giustizia” indirizzata nel luogo giusto, il tribunale,la Corte d’Assise prima ed ora la Corte d’Assise d’Appello che dal 14 febbraio (a solo un anno dalla prima sentenza) ha incominciato ad affrontare l’appello presentato sia dalle famiglie dei morti, che degli imputati.
“La nostra speranza è in questa giustizia: io sono anziana, ho perso 5 persone,da mio marito a mia figlia ed altri 3 parenti stretti per quelle polveri dell’Eternit” ci dice Romana Pavesi Blasotti, presidente dell’Associazione Afeva;”ma voglio continuare a vivere sino a quando vedremo,tutti insieme giustizia. Ma non solo,perché ormai bisogna parlare di bonifica dell’amianto ,nei nostri paesi e in tutta Italia. E di ricerca scientifica, perché si studiano tanti rimedi contro i tumori, ma quello procurato dall’amianto non è studiato abbastanza. Forse perché le aziende farmaceutiche non possono guadagnarci tanti soldi? Non so, ma noi non vogliamo vedere morire così i nostri concittadini, senza poter pensare che ci sia una speranza di cura, magari un giorno”.
Perché è atroce vedere questo stillicidio di morti “annunciate”: La notizia dell’ultima signora morta due giorni fa è riecheggiata nell’aula della corte d’assise d’appello di Torino,perché quella signora quarantenne era parte civile al processo;non è riuscita a vederne la fine. Al suo avvocato, Roberto Lamacchia,l’ingrato compito di informare la Corte ”Questa falcidia – ha dichiarato alla fine dell’udienza – e’ una delle cose piu’ orribili dell’intera vicenda Eternit”.
Aula piena davanti al presidente Oggè,5 00 persone,il popolo dell’Eternit, sono arrivate da tutta Italia, ma anche da Belgio,Francia e Brasile; perchè pure lì si muore per l’amianto Eternit, e la sentenza di primo grado, 16 anni per disastro doloso ai proprietari Stefhan Schmideiny e Jean Luis Cartier, fa scuola anche all’estero. Ed anche perché dal processo di Torino è emerso con chiarezza che i proprietari dell’Eternit hanno fatto parte prima e gestito poi,un vero e proprio cartello che ha impedito con ogni mezzo che si diffondesse ro le notizie scientifiche e giornalistiche sulla pericolosità dell’aianto,per impedire che le nazioni vietassero l’uso di questo minerale.Ai loro profitti miliardari hanno sacrificato la vita di migliaia di persone, pur sapendo che l’amianto era mortale. Ed è una situazione che continua perché in Canada, in Brasile, in India (ad esempio) si continua a lavorare l’amianto ed a fabbricare Eternit. Per questo, dalla Francia al Brasile, si sono formati ovunque comitati ed associazioni di cittadini che guadano a Casale Monferrato ed al processo di Torino con sempre maggiore interesse, solidarizzando con le famiglie delle vittime italiane. Ora tutto questo passera nell’aula della corte d’Appello di Torino.
Si ricomincia con le udienze, i pulmann, lattesa per la discussione e per un’altra sentenza che potrà essere determinante per il futuro della lotta per avere giustizia e,magari, una qualche forma di risarcimento, che serva alla bonifica, ad alleviare le preoccupazioni di chi da ammalato, guarda alle proprie famiglie in difficoltà e ,magari, spera in una cura medica per allontanare il calvario del mesotelioma pleurico.
L’appello sarà lungo, 3000 parti offese, più di 6000 parti civili. Sono solo tre le persone che hanno avuto una forma di risarcimento, accettato, e che quindi si sono ritirate dal processo. Ma gran parte sono ancora ad aspettare:” i morti purtroppo continueranno” ci dice il dottor Raffaele Guariniello che , da procuratore aggiunto, coordina l’accusa anche in questo processo d’appello:”ma i processi devono finire e noi speriamo che finiscano con la conferma della sentenza di primo grado. Sarà un processo giusto, equo, dove tutti potranno parlare ed esporre le proprie tesi, accusa e difesa. Ma noi speriamo che le nostre prove,raccolte in anni di lavoro, siano sufficienti a riconfermare la condanna, così come è avvenuto in primo grado. Sappiamo di avere argomenti forti,e,per noi, è anche una questione di civiltà giuridica. C’è stata una strage e ci sono anche dei responsabili, queste vittime non sono morte per caso o fatalità”.
Ogni anno sottolinea Nicola Pondrano segretario della Camera del Lavoro di Casale Monferrato ed ex operaio Eternit,” muoiono in Italia 1500 persone, 3000 inFrancia, 100mila nel mondo aggiunge in riferimento a tutte le malattie. Osserva che mentre l’asbestosi e’ in calo , il tumore e’ in crescita e salira’ fino al 2020: ”La malattia ha un’incubazione lughissima, fino a 40 anni. Vengono colpiti i bambini di allora – sottolinea Pondrano – piccoli di 6 anni che giocavano accanto alla fabbrica’‘. Il 90% del mesotelioma, non riguarda piu’ i dipendenti ex Eternit, ma i cittadini. Per questo Pondrano, che è anche presidente del Fondo nazionale vittime dell’amianto, vorrebbe, e fara’ una proposta in questo senso, che il fondo sostenesse non solo chi lavoro’ l’amianto, ma tutti gli altri, i cittadini: ”Abbiamo 40 milioni di attivo – aggiunge Pondrano – , l’allargamento ci costerebbe circa 10 milioni l’anno, anche se non e’ certo una cosa semplice perche’ ogni anno questa cifra e’ destinata a sovrapporsi ai nuovi ammalati e quindi a crescere”. Sul piano processuale resta poi il problema delle provvisionali per le parti civili, circa 6mila in primo grado. Il giudice, nel febbraio scorso, stabili’ un risarcimento provvisorio di circa 100 milioni complessivi e di 30mila euro ciascuno per i familiari delle vittime. Ma quella decisione e’ ancora lettera morta lamenta l’avvocato Sergio Bonetto, a cui fanno capo numerose parti civili: inseguire oltre frontiera Schmideiny e De Marchienne , che non si sono mai presentati al processo e’, oltre che impegnativo, costoso. Per questo si spera in un intervento di supporto da parte dell’Inail ,mentre la Guardia di Finanza italiana e’ stata incaricata di censire i beni dei due imputati e proprietari dell’Eternit, in Italia ed anche all’estero .
Infine le bonifiche: in Italia dice Pondrano,” ci sono 60 milioni di tonnellate di amianto ‘;questo vuol dire che c’e’ un paese da bonificare”. A Casale, spiega Bruno Pesce, dell’associazione familiari vittime dell’amianto, ”gia sono gia’ stati accordati 45 milioni, ora ne servono altri 25 per gli incentivi”. E annuncia che il piano amianto sara’ presentato dal ministro della salute Renato Balduzzi a marzo, subito dopo le elezioni.
Ed intanto si incrociano le udienze del processo con la preparazione della giornata mondiale per le vittime dell’amianto prevista per il 2-3 maggio prossimi: in quella occasione a Bruno Pesce, Romana Blasotti e Nicola Pondrano Articolo21 consegnerà, probabilmente nella cerimonia al Teatro comunale di Casale Monferrato, il premio a loro assegnato già lo scorso anno, per la battaglia a favore delle famiglie delle vittime, per ottenere giustizia ed a favore di una informazione libera e completa senza la quale, come dimostra il processo di Torino, la lista dei morti per l’amianto Eternit , già di per sé lunga e tragica, si sarebbe ulteriormente allungata, avvelenando altre comunità e paesi.