“Sfugge al Presidente del Consiglio, Mario Monti, che il bene informazione prodotto e distribuito dai media vecchi e nuovi, non è un banale prodotto di consumo come tanti se ne trovano nei supermercati. La crisi dell’industria editoriale non è una crisi di singole situazioni ma di un intero settore decisivo della democrazia, della vita pubblica e dell’industria italiana. Le origini sono in un indispensabile processo di innovazione e trasformazione che ha bisogno di tempo per produrre utili e, soprattutto nei riflessi della crisi economica che impoverisce la capacità di spesa delle persone e abbatte le risorse del mercato pubblicitario”. Così il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, con riferimento alle dichiarazioni del Presidente Monti sui possibili interventi per l’editoria. Ci spiace contraddire, perciò, il Presidente del Consiglio in carica che evoca l’impossibilità di sostituire i mancati ricavi con il denaro dei contribuenti. Da chi governa, e si candida a governare, ci si aspetta indicazioni e segnali per politiche di sviluppo, di innovazione e di rilancio dell’occupazione. La questione è quella del pluralismo ed è soprattutto oggi quella di capire che l’industria dell’informazione, e il lavoro che lì si svolge, hanno un’importanza decisiva per la vita del Paese, meriterebbe adeguata considerazione anche da chi pensa che tutto risolva il Dio mercato. E ciò con azioni pari come quelle assunte nel tempo dai pubblici poteri per l’automobile e sicuramente ben più di quanto fatto per coprire i disastri delle centrali finanziarie. Evocare conflitti tra stampa e contribuente è un parallelismo inadeguato e fuori sistema. Confidiamo, comunque, che la sensibilità che il presidente Monti è sicuro avrà il nuovo Governo per le situazioni di crisi, abbia uno sviluppo coerente nell’assunzione di corresponsabilità (certamente con editori e lavoratori giornalisti) verso una visione non parziale o superficiale dell’intero settore.”