di Mediacoop
Il sistema dell’informazione e della comunicazione in Italia è profondamente malato, condizionato dal continuo decalage della domanda d’informazione, dalle difficoltà a continuare rispondere alla crisi con continue ristrutturazioni, dalla complessità a seguire e ad appropriarsi delle nuove tecnologie, dalla crescente carenza di risorse e dall’incapacità di rispondere alla domanda, forte, di lavoro delle giovani generazioni. Le nostre imprese nella consapevolezza di quanto la comunicazione e l’informazione siano essenziali per la vita democratica del Paese chiedono al Governo che sarà eletto, di porre rapidamente all’ordine del giorno la riforma del Sistema dei media.
Non è un compito facile -basta guardare all’incapacità dei Governi delle due ultime legislature- perché non si tratta di elaborare politiche difensive o di incentivi. Se lo si vuole affrontare seriamente occorre porsi i problemi non eludibili del conflitto di interessi, della corretta e pluralista allocazione delle risorse pubblicitarie, dei fabbisogni innovativi per seguire le evoluzioni tecnologiche, del sistema dell’emittenza radiotelevisiva e, al suo interno, della riforma della RAI e, infine, del temperamento e del controllo dei processi di concentrazione editoriale.
Il tutto con la consapevolezza della necessità di salvaguardare il pluralismo delle posizioni e di esaltare le esperienze, i siti valoriali locali e la cultura diffusa sul Paese.
In ogni caso, chiediamo, specificatamente, che, nel quadro delle politiche di sostegno che favoriscano l’innovazione, la crescita della domanda di informazione, il sostegno al riposizionamento di editori e delle professionalità dei giornalisti e lavoratori dell’informazione, sia posta una particolare attenzione alle esperienze editoriali “pure”, all’impresa cooperativa, a quella non profit -che rappresentano la forma più diffusa di ingresso dei giovani nel mondo dell’informazione- all’editoria di idee e a quella di testimonianza.
Chiediamo, infine, che si affronti con urgenza il nodo delle televisioni locali, che escono dal processo di digitalizzazione pesantemente precarizzate, e il problema della produzione dei contenuti di qualità in un quadro di crescita della produzione culturale del Paese e della salvaguardia delle sue professionalità produttive.