Forse stanno arrivando al pettine i nodi che riguardano un uomo di importanza centrale per il centrodestra italiano: l’ex sottosegretario Nicola Cosentino. Il giudice delle Indagini Preliminari Egle Palla lo ha già da tempo definito il referente nazionale delle cosche casalesi e la Camera dei deputati – con un voto contrastato della Giunta per le autorizzazioni a procedere – ha dall’inizio respinto la richiesta condotta dal centro-sinistra di sottoporla a processo.
Quindi – due giorni dopo- con la pronuncia dell’ assemblea plenaria, ha visto l’ulteriore votazione vittoriosa del centro-destra che ha respinto con 309 voti contro 298 con l’apporto al PDL dei radicali e persino del partito repubblicano (povero Ugo La Malfa, destinato a rivoltarsi nella tomba rispetto alle imprese del figlio Giorgio transitato da alcuni anni alla destra!).
E’ pur vero che l’on. Cosentino, di fronte alle ultime scelte della magistratura napoletana, si è dimesso prima da consigliere regionale del PDL, quindi da coordinatore campano del medesimo partito.
Eppure la storia del deputato campano incomincia presto ed è davvero incredibile che Berlusconi e i maggiorenti della sua coalizione per anni abbiano fatto orecchie da mercanti a quello che emergeva dai documenti giudiziari. In un verbale del 1996, il boss pentito Dario De Simone rivelò di aver commentato con l’allora consigliere regionale Nicola Cosentino “il difficile momento giudiziario attraversato dai Casalesi” in seguito all’inchiesta Spartacus, di cui il primo dei processi si è concluso dal 1998 al 2005 dopo otto anni di dibattimento e ventuno ergastoli a vari componenti del clan.
“Cosentino – ha dichiarato De Simone – mi riferì che la vittoria della coalizione di Forza Italia avrebbe sicuramente comportato un alleggerimento della pressione nei nostri confronti.In particolare si riferiva alle disposizioni di legge sui collaboratori di giustizia. Parlavamo anche degli orientamenti politici dei giudici che si occupavano delle nostre vicende,in particolare del dottor Greco e del dottor Cafiero (entrambi oggi procuratori aggiunti a Napoli) che ritenevamo particolarmente agguerriti nei nostri confronti. Arrivammo alla conclusione che l’affermazione di Forza Italia avrebbe potuto mutare la situazione, nel senso che i giudici di sinistra sarebbero stati ridimensionati, non avrebbero potuto avere più quel potere che avevano alla Procura di Napoli. ”
L’impianto centrale dell’inchiesta condotta dai pubblici ministeri Alessandro Milita e Giuseppe Narducci riguarda il rapporto tra l’on.Cosentino e l’attività imprenditoriale nel settore dei rifiuti dei fratelli Sergio e Michele Orsi (quest’ultimo assassinato dall’ala stragista del Clan dei Casalesi nel giugno 2008 dopo aver iniziato a rendere dichiarazioni ai magistrati).
Imprese come quelle degli Orsi, della società Eco, ritenute dal giudice dell’inchiesta preliminare, “geneticamente connesse e funzionali alla camorra casalese” e nelle quali – secondo il pentito Gaetano Vassallo – Cosentino avrebbe esercitato un controllo assoluto di “assunzioni, nomine, incarichi”. Al punto da sostenere: “L’Eco 4 song’io.”
Per Michele Orsi il 70 per cento delle assunzioni nella società furono effettuate in concomitanza con le scadenze elettorali.
Esemplare appare la vicenda dell’impianto per i rifiuti di Santa Maria la Fossa, nel casertano guidato dai Casalesi con pugno di ferro e completo controllo del territorio. Ha dichiarato il collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo:” Cosentino e gli Orsi, per realizzare il progetto, lasciarono il gruppo Bidognietti e passarono con gli Schiavone.” Passaggio incruento perchè rispondeva a dinamiche di controllo territoriale. Quando Vassallo chiese conto a Cosentino della sua estromissione dall’iniziativa, il politico gli rispose che aveva dovuto adeguarsi alle decisioni prese a monte degli Schiavone che effettuavano un preciso boicottaggio di Fisia Italimpianti.