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Ci risiamo con la par condicio al web

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Ci risiamo, la par condicio deve essere estesa ad internet. A questo punto dovrei evangelicamente dire: “vi perdono perché non sapete di che cosa state parlando”. Mi sono sforzato più volte di spiegare che estendere le norme sulla informazione radiotelevisiva in campagna elettorale é sbagliato sul piano giuridico perché queste sono state a suo tempo approvate in ragione del fatto che l’accesso al mezzo televisivo, di proprietà o controllato da soggetti politici (c.d. conflitto di interessi), altrimenti sarebbe impossibile per altri. Nella rete questo problema non c’è, almeno fino ad ora. L’estensione al web delle regole della par condicio, vista la natura del mezzo, sarebbe inoltre inutile (i divieti potrebbero essere facilmente elusi dalla globalità della rete). Passando ai sondaggi, a prescindere dall’applicazione del divieto anche ad internet (su cui ho molti dubbi), il tema effettivamente si presta ad una riforma, non per rafforzarlo ma per cancellarlo. In tanti altri paesi non è c’è nessun divieto, se fatti con rigore scientifico perché bisogna averne paura. Infine, ritorno sul problema dell’estensione della par condicio alla rete. Si dice che appena verrà costituito il nuovo Parlamento si dovrà provvedere in tal senso. Siamo seri. Si pensi innanzitutto al conflitto di interessi, alla cancellazione della Gasparri, alla riforma della Rai e soprattutto alla tutela della libertà della rete e al suo sviluppo. L’Italia è uno degli ultimi paesi in Europa, per l’esattezza il penultimo, nello sviluppo della larga banda, ha una velocità di connessione media da terzo mondo, ha una parte rilevante della sua popolazione priva di connessione ad internet. E che facciamo, pensiamo a come applicare un legge, non applicata laddove dovrebbe esserlo, alla rete? Se poi vince Grillo per favore non vi meravigliate!


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