Quando la tua banca ti fa sottoscrivere un derivato la tua vita comincia a diventare un disastro: il danno sarà grave ed irrimediabile. Lo sa molto bene l’imprenditrice Piera Petrini Levo truffata dall’Unicredit, diretta da Alessandro Profumo. Se decidi di non cedere, la battaglia porterà allo stremo. I funzionari non hanno mai colpa, per loro si tratta di un’assicurazione sui fidi, infatti per loro è una garanzia poiché chi sottoscrive deve pagare.
Cercano di farti desistere, ma Piera, che ho intervistato per Imprenditori suicidi, è riuscita a far rinviare a giudizio coloro che la stavano facendo fallire ed ha aperto un blog “Disastro derivati”. Ha iniziato a ricevere tante lettere di altri imprenditori ingannati dalle loro banche, stima che siano più di 50.000 i colleghi che hanno sottoscritto contratti derivati. Fra questi cinquantamila c’è Lorenzo, un albergatore di Jesolo. Nel 2006 Lorenzo ha contratto un mutuo con la BNL per l’importo di 1.000.000,00 di euro. Il 10 maggio andò dal notaio per la delibera del mutuo a 25 anni a tasso variabile (Euribor a sei mesi più l’1,6% di spread) e pensava che l’iter burocratico si fosse concluso. Invece un mese dopo sarà di nuovo dal notaio per l’erogazione del mutuo ed il direttore di banca aveva con sé un contratto che venne presentato come una protezione del finanziamento. Non gli venne consegnata subito una copia del contratto, venne spedita quattro mesi più tardi. Nel 2009 il derivato si manifestò con tutte le sue caratteristiche: Lorenzo doveva pagare un conto semestrale di 15.000 euro.
L’uomo voleva spiegazioni e si recò dal direttore che disse: “Chi mai poteva immaginare che gli interessi sarebbero andati così in basso” Dopo qualche settimana Lorenzo tornò in banca per avere maggiori dettagli sul funzionamento del suo derivato, la direttrice non era in grado di fornire spiegazioni e gli fissò un appuntamento con il direttore di zona. Capì che il suo mutuo era legato ad un “contratto assicurativo” fino alla sua estinzione: ogni anno paga circa 30.000 euro a causa del derivato bancario “purple collar In&Out”. Secondo la società di consulenza indipendente Norisk l’unica ipotesi di garanzia per l’azienda ci sarebbe nel caso in cui l’Euribor restasse all’interno del range 3,50%-4,50%. Lo swap sottoscritto da Lorenzo è un prodotto che trasforma il mutuo da variabile a fisso in caso di tassi bassi (quando cioè non c’è bisogno di copertura) mentre in caso di rialzo l’Euribor a sei mesi sopra il 4,50% (che rappresenta il momento in cui la copertura dovrebbe dare i suoi effetti positivi) l’azienda torna a pagare un tasso variabile senza un livello massimo.
Lorenzo ha provato a rivolgersi ad un legale ma la banca ha rifiutato ogni forma di accordo, anche di fronte alla proposta di estinzione del derivato con indebitamento con un’altra banca, oppure quando la quotazione del suo derivato fosse andata giù, ma nessuno lo ha avvisato. Ogni hanno l’importo del mutuo da pagare è di oltre 50.000 euro (interessi più quota capitale), il derivato incide per oltre il 60% e questi sono interessi passivi non deducibili (La parte di interessi passivi che eccede gli interessi attivi e il 30% del ROL è solo temporaneamente indeducibile, infatti tale eccedenza potrà essere dedotta se e nei limiti in cui dovesse trovare capienza negli esercizi successivi, ovverosia qualora gli interessi passivi che eccedono quelli attivi siano inferiori al 30% del ROL., se ciò non accade resta indeducibile) Mentre per la banca si tratterebbe di transazioni finanziarie, solo oggi vengono tassate al 20%. Quindi l’unica a guadagnarci è la banca. Lorenzo non riesce a comprendere questa sorta di accanimento con la sua attività, con la sua famiglia.
Ha scritto ad oltre trenta associazioni ed enti per avere un aiuto. Ha ricevuto risposta solo dall’On. Elio Lannutti che ha presentato, il suo caso e gli abusi in generale delle banche, nell’assemblea al Senato del 17 aprile del 2012. La banca d’Italia, alla quale Lorenzo aveva espresso il suo disagio, lo ha scaricato dicendo che nel suo caso si tratta di un investimento e deve rivolgersi alla Consob. La banca ti lega, a tua insaputa, ad un prodotto inadeguato, ti manda sul lastrico e non vuole sentire ragioni: chi non ha colpe (il cliente) deve pagare. Lorenzo ha 58 anni, la sua attività non è in perdita ma è una vittima di un derivato e questa potrebbe essere la causa del suo fallimento.