Ma ditelo, per favore, che fino al novembre 2011 ha sgovernato Lui. Ditelo che ci aveva lasciato disastri e vergogna. Ditelo che l’Italia stava correndo verso il precipizio, e che Lui, che ora si ripropone come ministro dell’Economia, certificava che la crisi non c’era con la teoria macroeconomica dei ristoranti pieni. Ditelo che grazie a Lui, in Europa, nel mondo e magari nelle altre galassie (tranne la Russia di Putin, la Libia di Gheddafi e qualche remoto pianeta retto da un despota alieno), ci ridevano dietro e davanti al solo sentirne parlare, al solo sentirlo parlare, fra un attacco di panico e l’altro da possibile contagio. Ditelo che quando ha abolito del tutto l’Ici (già tolta ai meno abbienti da Prodi) ha tagliato o costretto a tagliare trasporti, scuola, sanità, cultura. Ditelo che Lui, che ora recita la parte del Nemico della Merkel, da premier, alla Merkel si beava di fare “cucù”. Ditelo che ora schifa Monti ma l’ha sostenuto quando governava e dopo, a governo tecnico caduto, offrendogli di guidare i cosiddetti moderati. Ditelo che si è fatto leggi per sottrarsi alla Legge, che ha fatto deputati i suoi avvocati con cui farsi le leggi, che si è fatto beffe della verità facendo votare al Parlamento che credeva nipote di Mubarak una sua amichetta. E ditelo che la vergogna, prima che politica, è stata ed è morale, civile, culturale, poiché ha sdoganato in un paese già minato i disvalori che Lui incarna: la furbizia invece del merito, l’apparenza invece della sostanza, l’arricchimento facile invece dell’apprendimento faticoso, il consumismo selvaggio di cose e “ideali”, di corpi femminili, di onorevoli più o meno responsabili, da possedere a tutti i costi. Ditele, queste ovvietà, che per molti italiani smemorati ovvietà non sono. Se non ora, quando?
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*tratto da l’Unità 18 febbraio