Alla fine anche l’inviato delle Nazioni Unite per la crisi siriana, il tranquillo Brahimi, non ha retto più: di fronte alla tragedia e all’orrore, agli 80 cadaveri di adolescenti giustiziati ad Aleppo dalle milizie del regime, ha dovuto alzare la voce per dire che l’indicibile sta accadendo in Siria. Per questo non si può restare a guardare.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite deve “mettere da parte i contrasti e intraprendere azioni” per risolvere la crisi siriana, che conosce “orrori senza precedenti”. L’appello e’ arrivato dall’inviato di Onu e Lega Araba per la Siria, Lakhdar Brahimi, dopo una riunione a porte chiuse del Consiglio al Palazzo di Vetro. Commentato il ritrovamento di decine di cadaveri lungo un fiume ad Aleppo, Brahimi ha affermato che i membri dell’organismo Onu “non possono continuare a dire di essere in disaccordo e aspettare giorni migliori”, ma devono attivarsi affinche’ in Siria possa esserci “un governo di transizione con pieni poteri e senza ambiguita'”. La Siria, ha proseguito Brahimi, a cui ieri il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e quello della Lega Araba, Nabil el-Araby, hanno confermato la fiducia, viene “distrutta poco a poco”, il conflitto ha raggiunto “livelli di orrore senza precedenti” e il paese “va a pezzi sotto gli occhi del mondo”.
La Siria ”si sta distruggendo a poco a poco”, ha detto Brahimi parlando in Consiglio di ”orrori senza precedenti”. A fronte delle tragedie quotidiane – i 78 morti del nuovo massacro ad Aleppo trovati morti dai ribelli tutti uccisi con un colpo di pistola alla tempia – e alla emergenza umanitaria di 700 mila profughi secondo gli ultimi calcoli dell’Agenzia per i Rifugiati delle Nazioni Unite, l’Onu ”non ha altra scelta che restare impegnata”. Per questo Brahimi, a cui ancora ieri il segretario generale Ban Ki-moon e il capo della Lega Araba Nabil Elaraby hanno ribadito la fiducia, continuera’ a far uso ”di tutto il potere di persuasione” di cui e’ capace: ”Non sono un rinunciatario”. Il diplomatico algerino ha ereditato lo scomodo mandato dopo la rinuncia di Kofi Annan: ”Non volevo questo lavoro, non mi serve questo lavoro, ma lo faccio per senso di dovere. Me ne andrò solo nel momento in cui capiro’ che non servo a niente”, ha detto ai giornalisti fuori dall’aula del Consiglio di Sicurezza.
A questo scopo, in serata, un nuovo incontro separato con i cinque membri permanenti le cui divisioni finora hanno fermato una posizione comune dei Quindici mentre oggi a Kuwait City l’Onu riunisce una conferenza dei donatori con lo scopo di raccogliere 1,5 miliardi di dollari per le popolazioni civili vittima della guerra civile.