di Nicola Pezzuto
Destano preoccupazione e inducono a forti riflessioni i dati che emergono dallo studio intitolato “Gli investimenti delle mafie” del centro di ricerca Transcrime dell’Università Cattolica di Milano. Nella provincia di Lecce, infatti, il rischio di infiltrazione mafiosa nell’ economia è assai elevato. Un dato che, a livello nazionale, è assimilabile soltanto alle zone dominate dalla Camorra, da Cosa Nostra e dalla ‘Ndrangheta.
Il settore che suscita maggiore interesse nella Sacra Corona Unita, secondo i risultati del dossier, sarebbe quello delle costruzioni edilizie. L’ elevato rischio di infiltrazione mafiosa nell’ economia edile, in tutta la Puglia, accomuna la provincia di Lecce a quella di Foggia. Ma la provincia di Lecce è borderline in quasi tutti i settori economici. Attività manifatturiere, fornitura di energia elettrica, gas, acqua, commercio, attività immobiliari, sanità, servizi pubblici, sociali e personali sono ad alto rischio di infiltrazione. Se si parla, invece, di agricoltura, cave, alberghi, ristoranti, trasporti e attività finanziarie, il rischio di infiltrazione è medio-alto. Una situazione da allarme rosso.
Secondo l’ Indice di presenza mafiosa (Ipm), Lecce è la ventisettesima provincia d’ Italia. Questo dato si ottiene combinando diversi parametri: omicidi e tentati omicidi di stampo mafioso, persone denunciate per associazione mafiosa, comuni e pubbliche amministrazioni sciolte per infiltrazione mafiosa, beni confiscati alla criminalità organizzata, gruppi attivi riportati nelle relazioni di Dia e Dna. Nella graduatoria che vede in cima Napoli, Lecce con un Ipm all’ 8,14 si attesta sullo stesso livello di Milano (8,15), Latina (8,46) e Siracusa (8,79). In Puglia, invece, la provincia di Lecce è in ultima posizione, preceduta nell’ ordine da Bari, Foggia, Brindisi e Taranto. I ricercatori hanno focalizzato la loro attenzione anche sulle casse delle varie organizzazioni criminali. La Sacra Corona Unita, nell’ ultimo anno, avrebbe guadagnato, grazie alle varie attività criminali circa un miliardo e centoventi milioni di euro. Il settore più redditizio sarebbe quello del traffico di sostanze stupefacenti (686,67 milioni di euro) seguito dalle estorsioni (più di 300 milioni di euro), ma non mancano i settori dello sfruttamento sessuale, dell’ usura e della contraffazione.
Per quanto riguarda la presenza della mafia nelle aziende locali, la Provincia di Lecce si trova a metà classifica, con un tasso di presenza oscillante dal 2 al 4,9% ogni 10mila aziende registrate. Occupa invece le prime posizioni per numero di beni confiscati tra il 1983 ed il 2012 (aprile): 240 (diciottesimo posto). All’ estero, la Scu avrebbe messo radici in Albania, Grecia, Spagna ed Olanda (fonti di approvvigionamento sia di droga, sia di clandestini e, anni fa, di sigarette), con insediamenti importanti anche in Montenegro, in Germania ed in Gran Bretagna. I traffici sono gestiti in prima persona da alcuni esponenti presenti nei luoghi di smistamento. La criminalità organizzata pugliese è attiva, anche se in modo minimo, in altri 42 paesi del mondo, tra i quali Brasile e Colombia. E qualche movimento si registra anche in Cina, da dove arrivano nei porti di Brindisi e Taranto container carichi di rifiuti o di merci contraffatte.