Anche il rapporto 2013 di Reporter senza Frontiere sulla libertà di stampa nel mondo conferma la situazione critica dell’Italia. Sostanzialmente immutata la posizione del nostro Paese (da 61esimo a 57esimo): nonostante il passaggio dal governo Berlusconi a quello Monti, restiamo ben lontani dalla gran parte delle democrazie dell’Europa occidentale, perché “la diffamazione deve ancora essere depenalizzata e le istituzioni ripropongono pericolosamente leggi-bavaglio”.
E’ una classifica che imbarazza non meno delle graduatorie finanziarie, e che impegna la coalizione progressista ad una decisa azione di riforma nella prossima legislatura. Bisogna far risalire l’Italia, intervenendo sui conflitti di interesse e sulle concentrazioni pubblicitarie e cancellando tutte le forme di intimidazione legislativa all’attività dei giornalisti e dei blogger.
Il rapporto Rsf sottolinea inoltre con preoccupazione che “il modello europeo si sta sfasciando”, anche se 16 dei membri dell’Unione sono ancora nei primi 30 posti. Non può rimanere senza risposta l’allarme che viene lanciato sulla situazione dell’Ungheria (per la sua legislazione repressiva) e della Grecia (dove “i giornalisti sono sottoposti alla violenza sia dei gruppi estremisti che della polizia”). Se l’Unione Europea vuole dimostrare di avere un’anima civile e di non essere tenuta insieme solo dalle regole economiche, deve far sentire più forte la sua voce a difesa dell’informazione minacciata.