Francia. Sui matrimoni gay lo “scontro” di piazza

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La destra – pronosticavano gli osservatori più avvertiti – vincerà il confronto di piazza. A due giorni dall’esame da parte dell’Assemblea francese del progetto di legge del governo e di François Hollande di aprire a tutti, comprese dunque le coppie gay, matrimonio e adozione, l’ha poi vinto.
Numeri alla mano, appena in 400mila – secondo gli organizzatori, 125mila per la polizia – hanno marciato a Parigi in favore del provvedimento. Molti meno di quanti, il 13 gennaio scorso – c’è chi parla addirittura di un milione di persone – manifestarono contro.

Eppure, la Francia progressista non ha per nulla perso la battaglia della piazza, smentendo almeno in parte il coro quasi unanime dei media, che parlavano di probabile flop.

Intanto, perché all’insegna della parola d’ordine “égalité des droits” (diritti per tutti) e non solo “mariage pour tous” (matrimonio per tutti), ha sfilato almeno il doppio di giovani, anziani, coppie, single, gay ed eterosessuali, famiglie intere di tutte le classi sociali, di quanti – il 16 dicembre scorso – si ritrovarono sulla strada per lo stesso motivo. Non si pensava, allora, che un testo di legge che prende le mosse dal cuore di qualsiasi sistema democratico – e quello francese ha la sua bella storia di cui essere fiero – potesse scatenare reazioni così imponenti.
Ma poi, ci fu il terremoto mediatico e la grande mobilitazione degli oppositori.
Non è soltanto una questione di numeri, le cifre potrebbero passare in secondo piano, ma è giusto sottolineare che la destra che accusa il governo di volere imporre la riforma con la forza – a colpi di decreto, diremmo noi – ha posato sul piatto della bilancia 50 milioni di euro: treni, bus, ogni mezzo per convogliare a Parigi la più grande folla possibile a reclamare un referendum sul progetto di legge.

Sul fronte opposto, quello a favore, un corteo quasi autoconvocato, spontaneo, senza sponsor e finanziamenti, senza eccessi di “colore” (come spesso accade invece in occasione dei vari “pride” in tutto il mondo), che con discrezione, senza urtare la sensibilità di nessuno, ha sentito il dovere di ribadire la necessità di una riforma che punta alla normalità, al riconoscimento di un diritto universale, basilare, per costruire insieme una società senza discriminazioni, più giusta, compiutamente democratica. Con una scarsa copertura mediatica.

“Il matrimonio cambierà la mia vita, non la tua”, si leggeva su un cartello a Place de la Bastille: sta qui tutto il senso di questa manifestazione. Ora la parola, la scelta, è al Parlamento. Ma la piazza ha voluto dimostrare di essere in grado di tenere testa a quella parte di opinione pubblica che si ritiene guardiana di un cosiddetto ordine naturale delle cose, e che per questo è contraria alle nozze e all’adozione da parte delle coppie gay. Ma che rappresenta molto meno della metà dei francesi.


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